La stanza di Mario Cervi

Egr. dott. ,
mio padre, per motivi di lavoro, frequentava gli agricoltori e si recava in piazza Fontana. Mi ha ripetutamente raccontato quanto segue: «Dietro il Duomo di Milano c’è una via che collega piazza Fontana con corso Vittorio Emanuele (credo sia via Pattari). In questa via c’era un albergo di proprietà del Comune (credo si chiamasse hotel Commercio), chiuso in attesa di ristrutturazione. L’albergo fu occupato abusivamente da giovani nullafacenti (del genere di quelli che attualmente occupano i cosiddetti Centri sociali). Quando questi giovani, vestiti in modo strano, capelli lunghi ecc. passavano da piazza Fontana gli agricoltori che di venerdì vi tenevano il mercato gridavano loro degli improperi. La frase più gentile era “andate a lavorare lazzaroni... ”. Sembra che i rappresentanti degli agricoltori abbiano fatto pressione presso le autorità competenti perché intervenissero per evacuare l’albergo. Infatti le forze dell’ordine intervennero diverse volte, ma furono respinte dai giovani che si barricavano all’interno e lanciavano bottiglie e sassi. Alla fine le forze dell’ordine fecero un attacco di notte e riuscirono a liberare l’albergo nel quale trovarono di tutto: droghe, armi improprie, sporcizia, ecc. Due giorni dopo (qui la memoria non mi aiuta, comunque pochissimi giorni dopo) ci fu lo scoppio della bomba di piazza Fontana.

Perché non furono fatte indagini in tal senso?»
Dott. Cervi questo è quanto frequentemente si diceva mio padre. Rivolgo a lei la sua domanda, confidando in una risposta nella rubrica «La stanza di » che leggo prima ancora dell’articolo di fondo.
Monza

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