La stanza di Mario Cervi

Egregio Mario Cervi,
in merito alla mini-crisi Hillary-Bertolaso, rimango basito dall’evolversi degli avvenimenti e delle affermazioni e scuse immediate scaturite dai nostri leader, che si sono repentinamente genuflessi, con un atto di «mea culpa» alle autorità americane. Anche questa volta la politica ha prevalso sullo screditato orgoglio italico. Lungi da me un atteggiamento antiamericano. Vivo e ho la famiglia a New York. Ma ciò non toglie che si possa tollerare tale insensato servilismo. Le nostre critiche sono costruttive e circostanziate, poiché dettate da precedenti esperienze, e non basate su false ideologie politiche nell’intento di voler screditare l’America. L’essere alleati degli Stati Uniti non significa essere «vassalli».

L’atteggiamento di Hillary Clinton dovrebbe farci riflettere su come a volte si debba «fare quadrato». Noi invece quando c’è da difendere un principio o un nostro concittadino cerchiamo di affossarlo. Facendo prevalere quella sudditanza atavica che ci portiamo dietro da secoli.
Roma

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