La stanza di Mario Cervi

Egregio dottor Mario Cervi, ho seguito con interesse i suoi diversi interventi sulla controversa figura di Leo Valiani. Quanto alla valutazione dell’attività spionistica non posso che concordare sulla sua osservazione che, nelle guerre civili, si è tutti traditori di qualcuno o di qualcosa; con la tremenda conseguenza che chi è sconfitto paga anche con la vita la sua scelta di campo.
Totalmente diverso è il caso della uccisione di Mussolini e della Petacci. Dopo avere letto un articolo scritto per il Giornale da Eugenio di Rienzo, nonché consultato l’ultimo libro scritto sul tema da Luciano Garibaldi, le circostanze di fatto appaiono certe. L’uccisione del Duce fu ordinata da alcuni membri del Clnai (Pertini, Longo e Valiani) che non rappresentavano la maggioranza, che non ricevettero mai l’assenso del presidente, generale Cadorna, e che violarono anche gli accordi presi cogli alleati, accordi che prevedevano la consegna del Duce agli alleati stessi. L’unica incertezza rimane sull’autore materiale delle uccisioni.

Poiché un’uccisione senza uno straccio di processo (comunque tenuto), aggravata dall’uccisione di una donna innocente, non si può che definire un assassinio, non si dovrebbe dedurne che Leo Valiani non fu una spia né un traditore ma il responsabile di un duplice omicidio?
Milano

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