la stanza di Mario CerviLe parolacce sono sempre ingiustificate, e a volte anche idiote

Le parolacce sono odiose perché usate per ferire. Ora, se usate tra uomini, la vicenda finisce lì, o alla peggio a pugni, ma se rivolte dagli uomini alle donne sono pur sempre disdicevoli, in quanto dirette al gentil sesso. Se volano fra donne, si coprono di ridicolo entrambe le parti. Stiamo purtroppo imbarbarendo e le vicende politiche lo dimostrano. Ma non è un bel vedere e udire, specialmente quando su queste vicende si impostano i talk show. Il buon gusto e la misura rimangono pur sempre disponibili per chi li vuole usare e non intende abbassarsi a livello degli scaricatori di porto, che di parolacce forse non fanno più uso.
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Caro Monti, è vero, le parolacce sono odiose quando vogliono ferire e umiliare un avversario o un diverso, quando sostituiscono l'invettiva al ragionamento, quando con gli urli mettono a tacere il linguaggio della ragione. C'è qualcosa di primitivo e di belluino in questi sfoghi di violenza e di primitività verbale. Eppure devo confessare che qualche volta sono perfino disposto a tollerare - non a giustificare - l'ignobile volgarità di certe risse (parlamentari e non parlamentari). Sono disgustose, ma almeno trovano motivo in un risentimento vero, in una cattiveria della parola che deriva dall'ira o dalla rabbia o da un'avvilente mancanza di educazione. Parolacce vergognose e ingiuriose, ma non insensate. Vogliono, come appunto ha scritto lei, ferire. Poiché al peggio non c'è limite mi sembrano ancor peggio le parolacce immotivate e sbandierate. Sono il sintomo d'un vuoto mentale turpe e cretino. Non esprimono odio personale o collettivo, sono invece una litania ripetuta per passività sbraitante.

Chi assista all'uscita di ragazzi e ragazze da una scuola media, o agli allenamenti di ragazzotti desiderosi d'affermarsi nel paradiso calcistico non ascolta frasi intelligibili, sia pure di odio. Ascolta una vociferazione barbarica, nella quale la logica o sentimenti autentici non hanno posto, ha posto soltanto il turpiloquio ebete.

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