la stanza di Mario CerviTutti lodano i risparmi sulla spesa pubblica (ma quelli altrui)

Carlo Cottarelli è persona seria e stimata ed è stato nominato dal premier Letta per fare ciò che altri in precedenza non sono riusciti a far fare, ma per mancanza di impegno politico e l'opposizione di lobbies potenti. Gli auguriamo quindi buona fortuna per un lavoro difficile se non impossibile in Italia. Basterebbe che quando presenterà l'elenco degli interventi di risanamento delle spese dello Stato, tutti i politici in Parlamento l'approvassero, ma da qui ad allora chissà quante altre cose succederanno. I precedenti non tranquillizzano.
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Caro Monti, il suo «i precedenti non tranquillizzano» è un eufemismo. In realtà i precedenti c'inducono a ritenere che dei propositi virtuosi non si farà niente. Due sono, fondamentalmente, i modi per avversare i risparmi nella spesa pubblica. Il primo modo, mai messo in pratica perché leale e chiaro, consiste nel dire: non voglio questa o quest'altra legge perché preferisco tenermi i miei privilegi. Il secondo modo - in sostanza l'unico utilizzato - consiste nel dire che si è favorevolissimi ai risparmi, solo si vorrebbe che fossero realizzati con maggiore oculatezza, magari anche con maggiore severità. Ma che colpissero i settori davvero gravati da zavorre parassitarie. Purtroppo nessuno dei settori messi sotto osservazione ammette d'avere esuberanza di personale («il nostro organico è ai minimi») e d'avere finanziato cene con ostriche e caviale. I responsabili delle dilapidazioni sono sempre altrove, le accuse alla propria gestione della cosa pubblica sono infondate e dettate da pregiudizi nefasti, fascisti, razzisti. Col pretesto di voler legiferare meglio e con maggiore equità i fautori dell'immobilismo bloccano tutto, e a poco serviranno, temo, gli eccellenti propositi d'un Cottarelli. Ci vorrebbe, scrivono tanti lettori, una dittatura inflessibile, un uomo forte.

Ci vorrebbe, ironizzava Mario Missiroli, leggendario direttore del Corriere della sera, un Facta. Essendo Facta quel mediocre galantuomo il quale, «nutrendo fiducia», spalancò le porte al fascismo e al suo uomo non forte ma fortissimo. Che tuttavia non ha lasciato in eredità all'Italia un bilancio di risparmi.

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