Per stare a Vicenza i nomadi devono avere un lavoro

Vicenza. Nomadi? Il termine, in sé, è fuorviante. Più corretto chiamarli residenti. Nel caso specifico, residenti a Vicenza. Poi, eventualmente, si faranno le distinzioni nelle etnie sinti (la maggioranza nella città del Palladio) e rom (minoranza) ma, dal momento che «abitano» da queste parti, per avere diritto a un tetto, magari meno tradizionale degli altri, dovranno dimostrare di avere un lavoro e un reddito. Sennò, tanti saluti e grazie, niente posto in uno dei cinque mini-campi che il sindaco del Pd Achille Variati ha intenzione di realizzare nei prossimi anni al posto dei due mega-accampamenti attuali.
Dopo la raccolta firme condotta da Alessandro Naccarato, parlamentare veneto del Pd, per chiudere il campo nomadi di zona Mortise a Padova, con tanto di reazione piccata dello sceriffo-sindaco, stavolta senza stella e senza pistola, Flavio Zanonato, ora tocca alla vicina Vicenza far vedere che il centrosinistra, quando vede i nomadi, sa essere duro. «Chi usufruirà delle nuove strutture che il Comune di Vicenza ha intenzione di realizzare nei prossimi anni - spiega Variati - dovrà dimostrare di avere un lavoro e un reddito per poterle pagare. È finito il tempo in cui in questi grandi campi ognuno fa quel che gli pare, magari sfruttando i minori. L’idea è quella di realizzare cinque campi più piccoli al posto dei due attuali, dove è difficile tenere sotto controllo chi ci vive».
A Vicenza ci sono circa 250 nomadi, divisi in circa 50 nuclei familiari, 40 sinti e 10 rom. Caso volle che, all’indomani della sorprendente elezione di Variati a sindaco di Vicenza, ci fosse un movimentato inseguimento della polizia municipale, con tanto di sparatoria, concluso con la cattura di un nomade: il primo cittadino non ci pensò due volte ed emise un’ordinanza di allontanamento del delinquente. Lotta dura, insomma, altro che Lega Nord.
Non ditelo però a Roberto Ciambetti, capogruppo regionale del Carroccio, che sulla scorta dell’iniziativa del Pd padovano, era arrivato ad applaudire gli avversari politici. «A Padova - ha detto - la sinistra sta comprendendo come le battaglie della Lega siano battaglie per il popolo e in difesa del popolo. Nella sinistra, tuttavia, ci sono forti resistenze e pregiudizi duri a morire quando si tratta di discutere di ordine e legalità: a Vicenza abbiamo più di un esempio e più volte lo stesso sindaco Variati, cattolico di nascita rumoriana, ha dovuto sostenere iniziative di impronta leghista, come la battaglia contro l’accattonaggio davanti alla Basilica di Monte Berico».
Sull’ultima mossa del sindaco vicentino, però, lo stesso Ciambetti ha avanzato delle critiche feroci. «A differenza del Pd padovano che raccoglie firme per chiudere il campo nomadi, quello vicentino si dà da fare per farne cinque di campi». «E consentire di realizzarne oggi cinque più piccoli - aggiunge Sergio Berlato, europarlamentare vicentino del Pdl - vuol dire ritrovarsi tra dieci anni con cinque aree fatalmente ingrandite. Mi auguro che questa proposta venga ritirata».
Un errore, in realtà, lo stesso Variati ammette di averlo commesso. «Ed è quello di avere già indicato le cinque aree a livello di Pat (Piano assetto territorio) - dice -.

Sono pronto a toglierle e a ridiscuterne in futuro, ma la filosofia di fondo rimane: campi piccoli al posto di campi grandi e chi ci vive dovrà avere un reddito onesto e dichiarato. E, soprattutto, i bambini dovranno frequentare la scuola, visto che l’analfabetismo affossa qualsiasi ipotesi di integrazione».

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