Storace-Santanchè la scissione s’è destra

Ormai certa la scissione nella Destra. Questione di rimborsi e di opportunismo politico. Con un occhio al voto in Abruzzo

Storace-Santanchè la scissione s’è destra

Si dilaniano nell'estrema sinistra, volete che splenda il sole sull'estrema destra? È l'effetto domino delle elezioni d'aprile, il vento dell'autodistruzione infuria su tutti gli esclusi dal Parlamento. Si litiga anche nella Destra di Francesco Storace e Daniela Santanchè, nonostante le dichiarazioni di concordia e «volontà unitaria». Lo scontro ufficiale è tra chi propugna, per evitar la morte politica, il tardivo riparo nel Pdl e chi invece vuol resistere in trincea a difesa dell'identità. La realtà è che sotto il coperchio volano gli stracci. Come a sinistra, anche in questo piccolo partito del 2,4% si scontrano almeno tre personalità e altrettante correnti. E non è azzardato prevedere una imminente scissione, perché la rottura tra la Santanchè e Storace è ormai insanabile.
Storace, ancora ieri, negava auspicando «una vigorosa smentita della Santanchè», ma senza recedere dal rifiuto a tornare nella casa del centrodestra, il Pdl, «anzitutto perché non rientro in un luogo dove non sono mai stato, e poi non ne ho alcuna intenzione, altrimenti lo avrei fatto alle politiche». Ma quando aggiunge «lo leggo sui giornali, che la Santanchè dice di andare con Berlusconi e che gli fa fare il sottosegretario, che bisogna fare il partito del Nord e addirittura che An e Forza Italia si dividono; e purtroppo non leggo smentite», ammette che con la Santanchè è finita. Lei del resto, dichiara che «l'unità de La Destra è per me una priorità», ma rimarcando «l'entusiasmo che vedo girando l'Italia». E Buontempo dà appuntamento al congresso «che si celebrerà a novembre», assicurando che «non è vero che Storace si è dimesso da segretario».
Perché è cruciale, l'assicurazione di Buontempo? Bisogna risalire di qualche mese e affondar le mani nella concretezza della politica. Nella Destra infatti, le liti sono iniziate all'indomani delle elezioni. Per motivi di soldi. Vi sembra inverosimile per un partito così piccolo e senza nemmeno un parlamentare? Invece sì, perché i risultati elettorali di aprile hanno fruttato alla Destra ben 10 milioni di euro, da incassare in 5 rate annuali. Gli accordi presi alla vigilia stabilivano il 30% del rimborso elettorale a Romagnoli - che prestava la Fiamma ed evitava la raccolta delle firme avendo un seggio all'Europarlamento -, il 20% alla Santanchè che s'accollava il più delle spese per la campagna elettorale, e il resto al segretario per la gestione del partito. Nota: la legge abilita all'incasso del rimborso elettorale soltanto il segretario.
È andata che Romagnoli ha avuto soltanto il 20% della prima tranche, così li ha mollati portandosi dietro la Fiamma che infatti è sparita dal simbolo della Destra. La Santanchè, poi, ha esibito i conti mostrando che per la campagna aveva speso molto di più di quel 20%, ma Storace le ha risposto picche. Lei s'è infuriata, dando ragione postuma al comandante Lastarza (detto «er caciotta»), l'amministratore del partito che era rientrato in An per tempo, dicendo peste e corna di Storace.
La vendetta della Santanchè s'è sposata col realismo politico. Ed eccola, una ventina di giorni fa, accompagnata da Dell'Utri alla tribuna dei Circoli del Buon Governo. Con una punta di perfidia rivelatrice, non s'è presentata come «portavoce de La Destra» ma come «presidente dei Circoli di Destra». Dell'Utri la sponsorizza, e provvederà a placare Berlusconi che ce l'ha ancora con lei per la pesantezza usatagli nelle ultime battute di campagna elettorale. Ricordate quel «Berlusconi le donne le vuole solo orizzontali», o l'altra, «dica e faccia quel che vuole, non gliela darò mai»? Così, sottosegretaria a novembre è assai improbabile, ma un seggio a Strasburgo l'anno prossimo sì. E poiché la legge elettorale per le europee avrà lo sbarramento al 5%, Storace resterà fuori anche da lì. Come i partitini dell'estrema sinistra del resto, perché Veltroni alza la bandiera del 3% per salvar la faccia coi suoi, ma è ben felice che Berlusconi imponga la soglia più alta.
In An strepitano e vorrebbero morti tanto la Santanchè quanto Storace (quest'ultimo di più), e persino il più buonista di tutti, Gramazio, dice che «il Pdl non può essere un taxi che prendi o lasci quando vuoi». L'eventuale perdono ai prodighi lo darebbero solo al totale scioglimento del loro partitino e dopo sette giri a Canossa: Berlusconi non tirerebbe il collo nemmeno a un cappone per il ritorno di Casini, e Fini dovrebbe ammazzare il vitello grasso per quei due? Però al Pdl e al Cavaliere una scissione nella Destra torna utile, in vista delle europee. Dunque ci sarà. Anche se Storace e Buontempo qualche carta ce l'hanno ancora, per trattare.

Non tanto sul Campidoglio, cioè il ventilato assessorato alle borgate per Buontempo o la guida della Commissione Roma capitale assegnata a Storace. È che a novembre si vota in Abruzzo, per la regione terremotato dalle inchieste giudiziarie. E il 3% di Storace e Buontempo è determinante per dare la regione al centrodestra.
Gianni Pennacchi

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