Studentessa uccisa dal tumore che stava studiando

TrevisoEra talmente brava, Laura, che la malattia se l’era diagnosticata da sola, prima ancora di avere la tragica conferma da parte dei medici. Era così brava e appassionata, Laura, che a 21 anni era in regola con gli studi di Scienze infermieristiche e aveva dato tutti gli esami dei primi due anni. I libri li divorava e quando, nel dicembre del 2008, ha avvertito i primi dolori a una gamba e poi alla schiena, le è venuto subito il sospetto di essere finita nel tunnel di un linfoma che non perdona. Si chiama linfoma «Non Hodgkin» e se l’è presa in poco più di un anno. La chemioterapia che le aveva rubato il bel caschetto di capelli biondi non è bastata a fermare il male.
È morta mercoledì all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, assistita fino all’ultimo dai familiari. Oggi alle 11 tutta Preganziol, il paese dove viveva, andrà a darle l’ultimo saluto nella chiesa di Frescada.
Duecento e passa amici su Facebook, l’argento vivo addosso e la voglia di dedicarsi all’assistenza professionale ai malati. Anche se il tirocinio in corsia l’aveva un po’ turbata. «Non so se sarò in grado di sopportare il dolore degli altri», confidava a chi le era vicino. Di sicuro ha sopportato con dignità e coraggio il dolore suo. Tanto che ogni volta che la giovane affrontava le terapie in day hospital, riusciva a regalare sorrisi, come ricorda tra le lacrime la mamma. «Era davvero allegra, non sembrava certo che fosse malata».
Dai medici voleva sapere tutto, nei dettagli. E a lei non la si poteva certo raccontare. Si era documentata e sapeva che del linfoma che stava dilaniando il suo corpo esistono varie forme. Dopo i primi tre mesi, la situazione si era fatta seria. Il male stava lanciando la sua offensiva con attacchi violenti. Ma Laura non voleva certo dargliela vinta, nonostante le ricadute. «Diceva che quel linfoma era intelligente come lei - racconta la mamma - e che per questo si riformava continuamente. Eppure non mancava di ribadire che lei voleva vincere la sua battaglia». E così il destino cinico l’aveva costretta a dedicare la propria competenza e passione a se stessa, più che agli altri. E non voleva nemmeno essere di peso, al punto che la scorsa estate aveva chiesto al suo ragazzo di lasciarla. Non era stata accontentata e Fabio non smetteva di incoraggiarla, di aiutarla.
Tre settimane fa una febbre molto alta l’aveva spossata. I genitori si erano consultati con diversi specialisti e Laura stava per essere trasferita a Bologna. Sarebbe dovuta partire una terapia sperimentale, senza garanzie ma pur sempre un tentativo estremo di strapparla alla morte. Ma non ha fatto in tempo. Al reparto di Ematologia dell’ospedale di Treviso, Laura si è spenta, consumata da quel maledetto linfoma.
I genitori, Mario e Sonia, non hanno fatto in tempo a fare l’ultimo, disperato tentativo. E i tanti amici che si erano stretti attorno a lei, che le avevano reso un po’ meno tristi i giorni di degenza all’ospedale, sono sprofondati nel dolore. E anche Fabio è stato alla fine sconfitto da una storia che avrebbe meritato un lieto fine. Ci sarebbe voluto quel Dr. House che Laura aveva inserito tra i personaggi preferiti nella sua pagina di Facebook. Ma lei stessa sapeva che il Dr.

House esiste solo nelle fiction. E in un sms spedito a Fabio per commentare le possibili cure da avviare, aveva mostrato di aver già imparato il mestiere: «Non credo possano servire», aveva scritto. Ci aveva visto giusto.

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