Il Sud si racconta attraverso i suoi protagonisti

Dalla Campagna dei Mille fino agli anni Sessanta del Novecento: copre all’incirca questo arco temporale fitto di avvenimenti e cambiamenti importanti il progetto «Storie interrotte. Il Sud che ha fatto l’Italia», poliedrico contenitore di ricordi legati alle figure (e tanto più all’operato) di Francesco Crispi, Francesco Saverio Nitti, Donato Menichella, Luigi Sturzo e Giuseppe Di Vittorio che abbraccia territori culturali diversi e che, da questa sera, si presenta al pubblico dell’Auditorium Parco della Musica sotto forma di spettacoli teatrali (cinque i titoli in scaletta) sospesi tra memoria, politica e dibattito sociale. L’iniziativa, curata da Fabrizio Barca, Leandro D’Antone e Renato Quaglia, ha una fisionomia, come si accennava, eclettica. Il che va sottolineato con particolare attenzione perché sta proprio qui uno dei suoi caratteri più significativi. Immaginando alcuni dialoghi tra questi cinque «padri fondatori» della nostra Penisola e alcuni uomini del loro tempo, il progetto ha assunto, prima, la fissità cartacea di un bel libro edito da Laterza, poi ha «traslocato» alla radio e in teatro, insinuandosi nel frattempo anche all’interno dei programmi scolastici di novanta istituti superiori del Mezzogiorno. L’adattamento teatrale dei dialoghi - affidato a cinque giovani compagnie del Sud e già collaudato la scorsa primavera con una trentina di repliche - sembra aver conferito nuova vita alle parole, collocandole laddove esse risuonano con indubbia efficacia. Ecco dunque quelle del mazziniano Crispi dare corpo a «Io sono Crispi» di Fabrizio Barca, lavoro diretto da Claudio Di Palma per Vesuvioteatro (oggi); quelle del meridionalista Nitti ricomporsi in «Paradossi nelle vicende della mia vita», su regia di Gianpiero Francese (domani sera); quelle del sindacalista Di Vittorio venire evocate nella ballata per voci e immagini «Questi fiori li ho raccolti stamattina» di Alfio Scuderi - anche regista - e Paolo Patui (domenica); quelle del sacerdote e politico Sturzo tradursi nell’incisivo «Le tre male bestie» realizzato da Scena Verticale su regia di Dario De Luca (sabato 22); quelle, infine, dell’economista Menichella offrire materia a «Questa volta ci sono i denari» sempre di Patui, che Michele Bia porta in scena per la compagnia Teatro Scale domenica 23, a chiusura di rassegna. Ma «Storie interrotte», a dire il vero, non si ferma qui: presto il progetto verrà tradotto in cinque audioriviste curate da Luca Sossella Editore e ne sentiremo parlare anche in televisione, nel palinsesto di Uno Mattina.

Segno che esiste un reale e diffuso bisogno di capire la nostra terra e il nostro passato, così come esiste la necessità di avvicinare la gente e soprattutto i giovani alla politica, alle ideologie, ai conflitti, alle conquiste sociali che hanno contraddistinto la storia italiana dall’Unità in poi.
Spettacoli ore 21. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. Prenotazioni: 348/6592558.

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