«Sul radiobus da sole non abbiamo paura»

Viaggio di notte con un gruppo di donne: «Con tutto quello che è successo in questi giorni, per tornare a casa lo usiamo volentieri»

Gaia Cesare

Il silenzio è rotto solo da un portone che si apre improvvisamente. Lungo la strada non ci sono auto né passanti. Poi fa capolino e schizza di fretta fuori dal palazzo una giovane bruna. Pochi secondi e si aprono le porte automatiche del bus. E via per una nuova corsa. Sono le 23, zona Bande Nere, periferia di Milano. Una periferia che in questi giorni di fine agosto sembra ancora più lontana dalla «movida» notturna concentrata sui Navigli o in via Marghera. E che per una ragazza di 29 anni, in giro da sola, fa ancora più spavento. Anna sta lasciando la casa del fidanzato per rientrare nel suo appartamento. Per farlo, ha prenotato in giornata uno degli 81 Radiobus dell’Atm che dal 2000, con un impegno crescente, ormai girano per tutta la città. A bordo sono tutte donne (ma il servizio è aperto a tutti), il clima è confortevole e rilassato. «Questo è l’unico sistema che ci permette di tornare nelle nostre abitazioni senza grosse spese, ma soprattutto in sicurezza». Sicurezza sì, perché dopo l’escalation di stupri e tentate violenze registrati in città nell’ultima settimana, la preoccupazione principale di molte donne è quella di viaggiare senza rischi, specialmente la sera. «A volte mi capita di trovarmi sul Radiobus da sola, nei periodi o negli orari meno frequentati, ma è l’unico posto in cui non ho paura», dice Anna. «È un servizio che conosco da tempo, ma in questi giorni, con tutto quello che ho sentito, lo uso ancora più volentieri».
«Avete visto alcune linee di tram o la metropolitana di notte? Fanno spavento. Ubriachi, tanti extracomunitari. Magari fra loro ci sono persone perbene. Ma come fai a fidarti? Non puoi tornare a casa ogni sera col batticuore». A parlare stavolta è Gianna, 43 anni, in viaggio con una collega di lavoro, Olga, entrambe di ritorno da una clinica ospedaliera di Cesano Boscone. «Io lavoro da 25 anni, ma negli ultimi sei Milano è diventata invivibile, pericolosa. E la fermata di autobus e tram, quando faccio il turno di notte, non è il luogo più affidabile». Poi si interrompe improvvisamente: «Posso scendere un po’ più in là, dopo quell’insegna gialla?», dice al conducente. «Certo signora», risponde lui, che si assicura che Gianna entri nel portone di casa per poi ripartire. «Sempre più clienti ci chiedono di aspettare qualche secondo di più o di fare qualche metro in più per portarle proprio davanti alle loro abitazioni. A noi non costa nulla. Ed è anche questo il senso del servizio che offriamo», racconta Gaetano, siciliano da due anni alla guida del Radiobus, in servizio ogni sera dalle 20 alle 2 di notte. «Vede quell’insegna lì? Indica i punti in cui ci fermiamo, sono oltre seimila a Milano. E per 3 euro al massimo, col solo obbligo di una prenotazione telefonica, via mail o sms, hai un servizio come quello di un taxi vero».
Intanto a bordo sale Claudia, nei pressi di corso Magenta. A terra lascia un’amica, anche lei in attesa di un Radiobus che si muove verso un’altra destinazione. «Vuole sapere che aria si respira in città in questi giorni? Le faccio un esempio? Poco fa si sono avvicinati due ragazzi, per chiedere informazioni. Volevano solo sapere dov’è via Garibaldi. Ci hanno anche detto “non è un abbordaggio”. Ma vatti a fidare». E poi non smette di raccontare: «Io abito in via Palladio, ed è uno scempio. Il meglio che trovo sotto casa sono le prostitute. Su questo Radiobus mi sento sicura, specie in questi giorni».


La proposta di istituire i «bus rosa» e rendere obbligatoria la fermata sotto casa? «Come vede è già realtà, grazie al buonsenso degli autisti, ma istituzionalizzare la procedura renderebbe tutte noi ancora più tranquille. Allora buonanotte» E via per un’altra corsa.

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