Sul trono della Corea del Nord sale il dittatore per eredità

Per gli spioni occidentali è un ectoplasma, un giovane fantasma, un enigma tutto da decifrare. Nel ricordo dei compagni di scuola è un Doctor Jeckyl e Mr Hide in erba. Un adolescente timido e imbarazzato, quando confonde le declinazioni tedesche, quando s’entusiasma per Michael Jordan e il basket americano o quando divora film di James Bond. Un ragazzino arrogante e minaccioso quando impartisce ordini e rimproveri a cuochi e inservienti che lo accudiscono, umiliandoli davanti ai coetanei invitati a casa.
Impressioni di 13 anni fa, ricordi e suggestioni datati settembre 1997, quando uno sconosciuto ragazzotto coreano mette piede alla Hessgut Schule, la scuola statale di Liebefeld, periferia di Berna. Gli insegnanti lo chiamano Pak Un e lo ritengono il figlio di un diplomatico, ma si chiedono inquieti chi siano i suoi invisibili genitori.
Tredici anni dopo quello studente misterioso è pronto a diventare il nuovo tiranno della Corea del Nord. Un tiranno di razza, figlio del Caro Leader Kim Jong-Il, e nipote di Kim Il Sung il «Supremo Leader» fondatore della dinastia che governa da 62 anni il più impenetrabile dei regni comunisti. Stavolta, però, successione ed erede designato appaiono tanto imperscrutabili quanto l’ultimo santuario stalinista. Tutto dovrebbe avvenire domani nella sfarzosa cornice del Congresso del Partito dei Lavoratori riunito per la prima volta in 44 anni proprio, si dice, per designare l’erede del malaticcio Caro Leader. Da domani nelle sezioni di partito dovrebbe cominciare la distribuzione di dieci milioni di quadretti che lo ritraggono accanto a papà e nonno e di 24 milioni di ritratti a spillo destinati a ornare risvolti d’ogni bravo suddito. Ma quale ritratto? L’unica immagine conosciuta del «Genio dei Geni», come già lo definisce la propaganda ufficiale, lo ritrae sorridente e paffuto a undici anni. Dopo solo il buio, il vuoto di una faccia ignota ai più. Tranne che ai vecchi compagni della Hessgut Schule. Come Joao Micaelo il compagno di banco figlio di emigrati portoghesi felice a quel tempo di misurarsi con uno più asino di lui in tedesco. E siccome «mal comune mezzo gaudio», il «genio dei geni» ricambia con confidenze inaspettate. «Una volta mi mostrò una sua foto con un signore in divisa e mi disse guarda mio papà è il capo della Corea del Nord. Ma io manco sapevo di che parlava – racconta l’ex compagno di banco rintracciato dal Sunday Times - pensavo fosse figlio di un diplomatico e gli dissi di non tirarsela».
Certo quando l’amichetto canta in coreano e fa tremare il cuoco colpevole di aver servito gli spaghetti freddi a lui e ai suoi amichetti qualche dubbio a Joao ed amici viene. Ma non basta. Il primo ad apprezzare i tratti distintivi di una brutalità di razza è il cuoco giapponese autore del best seller - scritto con lo pseudonimo di Kenji Fujimoto - sugli undici anni passati a tagliar sushi per il Caro Leader. Quando incontra per la prima volta quel terzogenito, figlio di una ballerina giapponese concubina preferita di Kim Jong-Il spera, per amor di patria, che sia il migliore della famiglia. Migliore del primogenito Kim Jong-Nam caduto in disgrazia dopo l’arresto alla frontiera giapponese mentre tenta di arrivare a Tokyo con un passaporto falso. O del secondogenito Kim Jong-chul, troppo «effeminato» per i gusti della corte rossa. Il maestro di sushi capisce di sbagliare non appena incrocia lo sguardo di quel bimbo di sette anni già in uniforme. «Aveva lo stesso sguardo del padre, mi allungò una manina e mi squadrò che un’occhiata minacciosa. Sembrava dicesse: “Ecco qua un altro fottuto giapponese”». Il «Genio dei geni» definito anche «Giovane Generale» o «Giovane Comandante» da quando ha terminato l’università militare ed è entrato ai vertici della Commissione militare, avrebbe già dimostrato di aver ereditato qualità di leader senza scrupoli.

«Tutti quelli che hanno tentato di opporsi a lui sono stati purgati – sostiene Ha Tae Keung - esperto d’affari nordcoreani, presidente di una radio di Seul dedicata ai cittadini del Nord – Non solo ha la stoffa del padre, ma è forse anche più crudele».

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