«Sull’Atr mancava benzina e gli indicatori erano rotti»

Il rapporto della Agenzia per la sicurezza del volo rivela che a provocare il disastro potrebbero essere stati i serbatoi non pieni

Nino Materi

Per le famiglie delle vittime sarà dura accettare una simile «possibilità». Un’ipotesi che - se si trasformasse in «verità» - non avrebbe precedenti nella storia dei disastri aerei. Tra le cause dell'incidente accaduto il 6 agosto all'Atr 72 della Tuninter, i periti dell'Agenzia nazionale sicurezza volo e quelli della Procura di Palermo non escludono infatti la «mancanza di carburante»; anche se il motivo determinante dell'incidente sarebbe da attribuirsi al «malfunzionamento degli indicatori di carburante». Gli indicatori, infatti, per un «errore di manutenzione, risultavano bloccati su quantitativi di carburante in realtà non presente nei serbatoi di bordo». A sostenerlo sono gli stessi tecnici che stanno effettuando l’inchiesta; un’analisi che ha evidenziato un altro aspetto clamoroso: «L’indicatore del livello di carburante, trovato nel pannello di controllo dell'Atr 72 della Tuninter precipitato in mare al largo di Palermo, sarebbe stato inserito a Tunisi il giorno prima del disastro e apparterrebbe al modello Atr 42». L'indicatore del carburante non risulterebbe compatibile perchè ha una unità di misura diversa. Lo strumento avrebbe indicato una quantità di carburante che in realtà non era presente nei serbatoi. L'Atr 42 infatti ha una capacità di contenere carburante inferiore all'Atr 72 e per questo il piloti e il copilota sarebbero stati «ingannati» dalla strumentazione.
Nella nota inviata agli operatori, la stessa società Atr ricorda che «l'inchiesta è in corso» ma tuttavia azzarda alcune ipotesi anche con l'obiettivo di assicurare maggiore sicurezza: «essendo la contemporanea avaria di entrambi i motori estremamente improbabile - si legge nelle deduzioni - Atr ha indagato circa scenari coinvolgenti cause esterne ai motori stessi. Sulla base delle informazioni pubblicate vi sono elementi che indicano, fra le possibili cause all'origine dell'incidente, quello della mancanza di carburante». La società rileva tra i motivi di questa sua deduzione «il galleggiamento della sezione centrale del velivolo e l'assenza di macchie di carburante nella zona dell'impatto» che «rappresentano elementi addizionali che supportano tale scenario». «D'altra parte - si legge ancora nelle valutazioni di Atr - la quantità di carburante indicata al momento dell'avaria dei due motori (dato riportato dal pilota alla stampa) supporta l'ipotesi di una installazione dell'indicatore della quantità di carburante con part number (in sostanza il numero seriale) non corretto per il modello Atr 72». E «una tale configurazione - avvisa ancora Atr - può comportare una sovrastima della quantità di carburante». Atr - prosegue l’avviso - «ricorda agli operatori il rispetto delle prescrizioni previste dai manuali di manutenzione ed, in particolare, dei criteri di validità dei ricambi». In particolare «per quanto riguarda gli indicatori di carburante, le informazioni necessarie sono riportate dai manuali di manutenzione per ogni modello.

Inoltre le regole aeronautiche di base, imponendo la verifica dell'applicabilità dei part number dei ricambi utilizzati prima dell'installazione sul velivolo, garantiscono la necessaria sicurezza nelle operazioni di volo». Parole che, alla luce di quanto accaduto, hanno il sapore della beffa.

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