Superbanca, il nodo dei nuovi vertici

La nomina di Modiano e la «torinesità» del gruppo

Angelo Allegri

da Milano

Modello tedesco, applicato all’italiana. Per la struttura di vertice della nuova Superbanca Sanpaolo-Intesa si è scelta la struttura duale, resa possibile dalla recente legge Vietti e ricalcata dalla legislazione in vigore in Germania: un Consiglio di sorveglianza (in questo caso guidato da Giovanni Bazoli), un Consiglio di gestione (affidato a Enrico Salza). Ma rispetto a quanto accade in terra tedesca una differenza c’è e non è irrilevante: a Francoforte e dintorni il presidente del consiglio di gestione (in inglese management board) è sempre anche il numero uno operativo, vale a dire il Corrado Passera (amministratore delegato) della situazione. In questo caso c’è Salza, che banchiere operativo certo non è. Ai vertici anziché un duo, ci sarà dunque un terzetto. Con compiti e competenze reciproche che almeno per quanto riguarda Salza e Passera sono tutte da inventare. Appena sotto nella gerarchia altra situazione delicata: direttore generale vicario sarà Pietro Modiano. La sua posizione è stata in forse fino all’ultimo. Secondo indiscrezioni giornalistiche per perorare la sua causa sarebbero scesi in campo sia il segretario Ds Piero Fassino, sia il sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Gli interventi avrebbero avuto l’obiettivo di «sostenere» le sorti di un banchiere non lontano dai Ds. Ma in gioco c’era anche la «torinesità» dell’istituto. Un vertice senza un direttore generale espressione del Sanpaolo sarebbe stato, dal punto di vista di chi guarda la nuova banca dalla Mole, totalmente «Salza-centrico».
I problemi non finiscono però qui. C’è da scegliere l’altro direttore generale. Vista la presenza di Modiano sembra di capire che entrambe le parti in gioco dovranno dire la loro, ma che alla fine sarà Banca Intesa a poter esprimere la propria opinione con più forza. Tra i più gettonati per la posizione ci sono due manager della banca milanese vicinissimi a Corrado Passera: Gaetano Miccicchè, responsabile della divisione corporate (è dato come favorito se la scelta sarà tra manager interni) e Massimo Arrighetti responsabile dell’area retail. Il problema anche in questo caso non è solo l’individuazione del manager, ma la definizione dei rapporti con il direttore generale vicario. Tenendo conto di un altro elemento: la struttura organizzativa illustrata nel corso dei consigli di amministrazione che hanno dato il via libera all’operazione è basata su quattro divisioni (che saranno guidate da altrettanti vice-direttori generali). In tutti i casi i manager di Intesa appaiono in posizioni di forza: per corporate e retail ci sono i già citati Miccicchè e Arrighetti. Per la divisione estero si sostiene che peserà la posizione dei milanesi in mercati promettenti come l’Est europeo.

Per quanto riguarda Opi e Banca Intesa sviluppo e Infrastrutture (si occupano di project financing e credito a enti pubblici) il favorito è ancora una volta un manager milanese, Mario Ciaccia. Ce n’è abbastanza per, giustificare chi, come l’agenzia Blooomberg, sostiene che il Sanpaolo è stato semplicemente «comprato» da Intesa.

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