La svolta di Ana Brnabic Prima premier omosex che stravolge la Serbia

Davide Zamberlan

Là dove la Sava e il Danubio si incontrano, in una delle città più tormentate e vivaci e contraddittorie degli ultimi decenni europei, è oggi in corso un sorprendente esperimento politico, su cui nessuno avrebbe forse scommesso: alla guida della Serbia, infatti, c'è una donna. Lesbica. Si chiama Ana Brnabic ed è la prima premier europea dichiaratamente omosessuale. Una novità assoluta nel Balcani, terra martoriata ma ricchissima di energia vitale.

Nata a Belgrado nel 1975, Brnabic è diventata primo ministro battendo pezzi da novanta della politica serba quali il ministro degli Esteri uscente e premier ad interim Ivica Dacic e la ex presidente della Banca centrale, donna pure lei. Essere lesbica e alla guida del Paese non è il primo record di Brnabic: durante il precedente governo era infatti diventata la prima donna a guidare un ministero, quello della Pubblica amministrazione. Elevata subito a simbolo di modernità e di un nuovo clima di apertura nei Balcani, Ana Brnabic vanta anche un solido curriculum accademico, con studi post universitari in marketing alla Hull University, Regno Unito.

Sembrano lontane nel tempo le immagini dei leader religiosi serbi che sfilavano a fianco dei politici di cui suggellavano le aspirazioni. La chiesa ortodossa, ha dichiarato Brnabic, ha mantenuto un ruolo super partes, accettando e assicurando una separazione tra Stato e fede. Lei si è subito dichiarata pronta a porsi alla guida di un Paese giovane, che sta cercando di avanzare attraverso un lungo periodo di controversa ma affascinante transizione. In settembre ha partecipato al Gay Pride di Belgrado, sfilando senza incidenti per le vie di una città che solo 11 anni fa, nel 2016, era stata testimone di violenti scontri tra frange estremiste di giovani nazionalisti che si opponevano alla manifestazione e la polizia serba. Risultato: 150 feriti, molti dei quali tra le forze dell'ordine. Ha quindi assicurato che il governo lavorerà attivamente per il rispetto dei diritti di tutti, non solo delle maggioranze, ricordando come la Serbia sia una delle terre etnicamente più ricche e variegate d'Europa.

Le sfide che attendono la giovane premier serba non sono tuttavia solo nel campo dei diritti civili. La modernizzazione di un Paese al centro di un'area tribolata quale quella balcanica, che vede la vicina Croazia correre veloce verso la modernità ed essere già all'interno dell'Unione europea, è un dossier di primaria importanza per il nuovo governo serbo. Come quello di politica estera e dei rapporti tra la Serbia e la Russia. I legami con Mosca non sono stati di certo recisi, ma Brnabic si è affrettata a raffreddarli. Puntiamo all'Unione europea, ha dichiarato, è lì che la Serbia deve costruire il proprio futuro.

Ed è pensando al rapporto con Bruxelles che la premier si è dichiarata a favore dell'accordo di Belgrado del 19 aprile 2013, con cui Serbia e Kosovo hanno raggiunto un accordo per regolare l'autonomia dei serbi all'interno della provincia ribelle. Un'intesa storica, sottoscritta dal suo predecessore, che Brnabic non ha posto in discussione ma da cui vuole partire per aprire le porte che portano nell'Unione.

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