Tav, i Verdi travolgono l’Unione: non si farà

Roberto Scafuri

da Roma

L’aveva detto e l’ha fatto: ha portato i materani in Val di Susa, Alfonso Pecoraro Scanio. Un binario diretto Basilicata-Piemonte per far sapere che a Matera non è ancora arrivata la ferrovia nazionale, ovvero «Trenitalia», e si agogna il collegamento con la dorsale Tirrenica. Mentre lassù, in cima alle Alpi, già si buca la montagna per lanciare la «favola» dei treni ad alta velocità. Una favola che per Pecoraro Scanio sa di bufala. Più che le parole, si cerca il raffronto. Anche perché le parole sono uguali a sempre, e l’Unione uguale a se stessa nel tormentone delle differenze. Piero Fassino a Roma si dichiara per l’ennesima volta «favorevole» alla Tav, e Pecoraro Scanio è costretto a ripetere le battute in copione da mesi, da quando la gente del luogo combatte la battaglia «No Tav».
Comincia a incontrarla già sul treno che da Torino sale verso Borgone. Un treno di pendolari ad hoc, dove l’atmosfera è festosa e ci scappano battute e dolcetti per l’onorevole salernitano. «È inutile che Rutelli e Fassino assicurino che si farà - dice il leader verde -: semplicemente, nel programma che io ho firmato non c’era scritto... Dopo le elezioni ci confronteremo e, dati alla mano, decideremo cosa sarà meglio. Per noi è meglio il potenziamento della linea e del corridoio 5, mentre la Tav è inutile...». Raccoglie le lamentele dei locali, li galvanizza e rassicura: «No, se non c’è il vostro consenso non si farà...». Scherza e poi si vanta: «Avete visto? Siamo riusciti a cancellarla dal programma... Gli alleati se ne sono accorti soltanto dopo e adesso si stanno agitando. Resta il fatto che nel programma firmato davanti al notaio, non c’è...».
Il tiro potrebbe essere mancino. I fautori della Tav ancora tramortiti, e Fassino costretto a ripiegare su ciò che sta nel programma. «Bisogna costruire il consenso, il decisionismo non è sempre la scelta più rapida, può far perdere tempo». Ma il rospo non è ancora giù, e il leader ds sbotta: «Però non si può nemmeno certamente bloccare tutto, se una parte dei cittadini non è d’accordo!». Diversa l’ottica di Pecoraro Scanio, che in Val di Susa spiega come la realizzazione della Tav «continui a essere una megatruffa a danno dei cittadini». Il contesto non incoraggia: «Bisogna rompere questo perverso rapporto tra politica e affari, per cui sono le imprese che condizionano la politica. Cosa è meglio per i cittadini lo decidono i politici, le imprese si devono limitare a dire come si fa quanto deciso. Oggi invece accade che i progetti fatti da qualche grande azienda diventano la priorità del Paese».
Il problema si rovescia: con il no a queste opere «truffa» (cita pure il Mose di Venezia, il Ponte sullo Stretto, la terza pista all’aeroporto di Malpensa) «faremo almeno cento infrastrutture utili all’Italia... Risparmiando i 10 miliardi di euro del megatunnel, per esempio, faremo un sacco di cose che costano poco ma sono utilissime per i cittadini». Le elenca: il raddoppio della Verona-Bologna, l’ampliamento della galleria di Cattolica, il quadruplicamento della Milano-Venezia, la Messina-Palermo, la Salerno-Reggio Calabria, l’acquisto di cento treni per i pendolari di Milano e di 50 per quelli di Torino. «Perché noi siamo a favore delle gallerie e dei treni, ma non quando sono dannosi per l’ambiente e per il rilancio del nostro Paese».

Basta allora anche ai costosi sondaggi per la ricerca di zone prive di amianto, uranio e i minerali che inquietano gli abitanti della Valle. «Non buttiamo via altri soldi in carotaggi inutili - dice - ... Non trovare l’amianto in Val di Susa è come non trovare l’acqua nell’oceano».

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