Tavola, piatti e cucina Giudichiamo i giudici

Siamo andati a mangiare da Cannavacciuolo, Bastianich, Barbieri e Klugmann. Ecco i voti

Li vedete lì, sul palco di MasterChef: il sospetto è che siano bravi. E in effetti, i 4 giudici del talent show culinario più famoso lo sono davvero. Bruno Barbieri nella sua carriera ha conquistato più stelle Michelin di tutti sette, con quattro locali e negli anni '80 è stato protagonista di un momento storico della cucina italiana quando al Trigabolo di Argenta, insieme all'amico e maestro Igles Corelli, rivoluzionò la tradizione cercando abbinamenti deliranti per l'epoca: venivano da tutta Italia per assaggiare il budino di cipolla al fegato grasso, il piccione al forno al cacao e broccoletti, il germano ripieno al pesce gatto in salsa di caffè al mandarino. Antonino Cannavacciuolo, prima di MasterChef, era conosciuto solo dai gourmet: uno dei più bravi cuochi meridionali approdati al Nord che nei primi anni 2000 ha portato il suo mattone alla Nuova Cucina Italiana (senza mai deragliare nella creatività), tanto da portare alle due Stelle Michelin un posto come Villa Crespi fuori dalle rotte classiche. Difatti, con la grande popolarità televisiva è stata invasa dai clienti che manco sapevano che esistesse il lago d'Orta. La «terribile» Antonia Klugmann venne scoperta dagli addetti ai lavori solo nel 2009 nei concorsi per chef emergenti, vegetariani in particolare ma i più esperti capirono subito che sarebbe arrivata ai vertici. Dopo un passaggio «commerciale» al Venissa sull'isola di Mazzorbo, ha trovato il posto giusto al momento giusto in mezzo al Collio: l'Argine di Vencò è uno dei locali più intelligenti e in auge del Nord-Est, ha una Stella Michelin ed è meta di un pubblico competente (e non televisivo), visto che al confronto Orta San Giulio è una metropoli anche in dicembre. Infine, Joe Bastianich: figlio di cuoca-mito oltreoceano, non sta ai fornelli ma giudica chef per i locali con un occhio più da businessman che da gourmet. Ne possiede una ventina sparsi per il mondo, ma gran parte negli Stati Uniti. «Non lavorerei mai in un suo ristorante, ma sicuramente sarebbe l'unico socio che mi farebbe diventare ricco» è la storica battuta di Carlo Cracco sull'amico. Comunque sia, i quattro protagonisti di Masterchef non fanno solo tivù.

Hanno locali di proprietà (o con soci) e devono confrontarsi quotidianamente con il pubblico, non solo gourmet, e le guide. Noi ci siamo tolti lo sfizio di andare in tutti i loro ristoranti ed essere giudici «mplacabili» quanto loro. Ecco come è andata.

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