Call of Duty, Black Ops III

Il nuovo episodio della saga sposta l’azione di quarant’anni nel futuro

Call of Duty, Black Ops III

Nuovo episodio del pluripremiato Call of Duty, che vuole essere la continuazione ideale di Black Operations II, un titolo che ha riscosso grandi favori di pubblico. Per questo gli sviluppatori californiani di Treyarch hanno deciso di mantenere intatta la struttura di gioco, spostando l’azione di quarant’anni nel futuro per questo episodio tre. Ciò ha significato nuove armi più potenti, con protesi cibernetiche che permettono ai soldati di compiere azioni che un umano non si sognerebbe nemmeno. Novità di questo capitolo l’impianto cerebrale DNI, che permette di essere connessi in tempo reale al comando centrale, ai componenti del proprio team e ai satelliti geostazionari. Le unità d’elite che si fronteggiano hanno una sterminata capacità di scelta per ciò che riguarda armamento individuale e mezzi d’attacco e di difesa, ampliando così la già vasta disponibilità di episodio due. Importante variazione e novità saliente di Black Ops III è una narrazione che investe i risvolti etici delle scelte estreme: in questo modo i soldati avranno la possibilità di ragionare in termini più profondi prima di prendere decisioni, portando la storia generale verso esiti non scontati. Treyarch ha voluto evitare che il gioco scorresse su binari prestabiliti, mantenendo ampia libertà di scelta da parte del giocatore. Esistono sempre undici differenti livelli, ma l’accesso agli stessi non è consequenziale. Questo è al tempo stesso il pregio e il difetto del nuovo prodotto; è rivolto ad un pubblico più cosciente e meno abituato a soddisfarsi con azioni sparatutto. La narrazione generale, però, risulta spesso frammentaria e priva di uno scopo strategico, lasciando però ampio spazio a colpi di scena assolutamente imprevedibili. Non esiste più il cattivone di episodio due, un Raul Menendez autore delle efferatezze peggiori sul quale scaricare ogni colpa: qui il concetto di amico e nemico è più sfumato, introducendo un alone di dubbio e di doppiogioco che intriga non poco e, spesso, porta a risultati tattici disastrosi. In questo modo, però, il titolo promette tante ore di gioco mai uguali, una manna per coloro i quali prediligono l’arcade game. Il comparto tecnico è, come sempre, ben curato ma non eccezionale; il sonoro sempre all’altezza, paesaggi ed ambientazioni precisi, la fluidità d’azione garantita. I rami di abilità che permetteranno di migliorare il proprio equipaggiamento, sbloccabili nel corso della partita, offrono scelte infinite e fantasiose. Armi, oggetti, droni, robot, mezzi pesanti e leggeri permettono scelte tattiche che spingono alla creazione di piccole unità sotto il proprio comando, ed è fondamentale per la buona riuscita nella modalità single player. Il multiplayer è stato arricchito di nuove opzioni, pur rimanendo concettualmente uguale al capitolo due. Le unità di quattro giocatori sono sempre le più cliccate; novità simpatica ma non determinante è la possibilità di scelta tra uomini e donne, che hanno praticamente le stesse potenzialità. Interessante l’introduzione della figura dello specialista: nove differenti specializzazioni che offrono armi particolari e possibilità uniche di risoluzione tattica dei conflitti.

Un quadro tanto vasto di possibili scelte permette di giocare molte ore senza mai ripetere nulla: rispetto al passato anche i livelli di abilità dell’IA sono stati incrementati. Tra le opzioni, segnaliamo la nuova modalità Zombie e le nuove regole utilizzabili per i tornei online.Uno sparatutto che tiene fede alle proprie origini, che saprà soddisfare per la sua versatilità.

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