Ormai non è più un segreto: non c'è app o servizio online gratuito che lo sia davvero. Se non c'è transazione monetaria, la moneta siamo noi, i nostri interessi, i nostri bisogni. E il polverone che si è abbattuto su Zuckerberg, reo di voler incrociare i dati dei 2 miliardi di utenti di WhatsApp con quelli raccolti dagli altri prodotti della galassia Facebook, svela l'importanza per le grandi aziente tecnologiche dei dati dei propri utenti.
A un decennio dall'esplosione dei social network c'è un assioma che sembra aver preso corpo: più l'azienda è grande, più dati avrà raccolto. Viceversa, più dati ha già raccolto, più conosce il loro valore in termini di profilazione e vendita di spazi pubblicitari, più dati chiederà ai propri utenti. A dimostrarlo ci sono diverse infografiche che in questi giorni stanno circolando sui social. Tutte mettono a confronto cosa il nostro smartphone condivide con il singolo servizio. Una in particolare si basa sulle informazioni messe a disposizione da qualche tempo da Apple, che proprio con la sua operazione trasparenza ha fatto infuriare Facebook.
Signal vs Telegram vs WhatsApp vs Facebook Messenger
— Aki Anastasiou (@AkiAnastasiou) January 11, 2021
What data is collected from your phone.
You decide…@signalapp @telegram @WhatsApp @Facebook https://t.co/V8T6hW8Lg2 #Whatsapp #Telegram #Signal #Facebook #Privacy #Data pic.twitter.com/GYxqCibo4K
Il colpo d'occhio già basta a mostrare la differenza tra le varie app. Si va da Signal - la piattaforma open source che ha avuto un vero e proprio boom negli ultimi giorni - che non ha accesso a nulla a Messenger che conta quasi 40 voci.
E non ci sono solo i dati personali come nome, numero, indirizzo email e contatti... Si va dalla posizione (anche quella precisa) alle informazioni sulle ricerche online e sui pagamenti, fino persino ai dati raccolti dalle app di fitness e salute. Ma anche le foto, i video, i giochi, gli acquisti. A questo già corposo elenco si potrebbero aggiungere presto anche quanto condividiamo a WhatsApp. Dati in alcuni casi sovrapponibili (come il device Id) e in altri magari più completi. E soprattutto - dal 16 maggio - anche quanto scriviamo nelle chat con gli account Business (quelli usati da professionisti, negozi, ristoranti, ecc.). Il che conferma la possibilità per Facebook di accedere ai contenuti delle conversazioni per quanto - per ora - le chat private siano protette dalla crittografia end to end.Le etichette di Apple dimostrano così quanto l'impero di Mark Zuckerberg conosce di noi. Per verificarlo, se si ha un dispositivo Apple, basta andare nello store e controllare i "dati collegati a te" delle singole app.
Lo abbiamo fatto per Signal, Telegram, WhatsApp e Messenger. Per capire la portata delle informazioni che condividiamo con Big Tech, vi consigliamo di cliccare su "Vedi dettagli" all'interno della sezione privacy. Il risultato lascia di stucco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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