Telecom: Bove ucciso dagli editori senza scrupoli

Enrico Lagattolla

da Milano

«La morte di Adamo Bove è un evento luttuoso per l’azienda, che da parecchi mesi è al centro di attacchi esterni che vengono da editori senza scrupoli». Nessun giro di parole. Seduto da solo nella sala riunioni, Tronchetti Provera si collega in diretta con suoi dipendenti. Un video-messaggio per serrare i ranghi, Telecom si sente assediata. «Qualche gruppo editoriale sta cercando di indebolirci». Niente nomi, non ce n’è bisogno. Il fronte aperto ieri è aperto da tempo. Le inchieste di Roma, Milano e Napoli sono solo lo sfondo. Il conflitto è tra etere e carta stampata, la partita si gioca a piazza Affari.
Adamo Bove - uomo Telecom - che muore gettandosi da un cavalcavia, le inchieste sulla security governance che investono il gruppo, le storie di servizi segreti, intercettazioni abusive e «traffici» illegali di tabulati telefonici. Vicende che si intrecciano e che chiamano in causa più o meno direttamente l’azienda. E un nome, quello di «Telecom», che ricorre frequentemente su La Repubblica e sul settimanale l’Espresso. Dietro il gruppo c’è Carlo De Benedetti. E forse «Tmedia», che contiene le emittenti «La7», «Mtv» e «Teleelefante», è la posta in gioco. Il terzo polo televisivo. La suggestione circola da tempo. Una «battaglia» che ha aperto anche un fronte giudiziario, con due esposti di Telecom alla Procura di Milano per «un accertamento formale della verità», e un altro alla Consob per segnalare «il danno reputazionale conseguente alla propalazione di notizie difformi al vero oppure fuorvianti», e i rischi per il corretto andamento del mercato.
La chiama «zona grigia», il presidente Telecom. «Una zona grigia che in Italia pensa di avere il potere di distruggere qualunque cosa, e che probabilmente ha contribuito a distruggere la vita di un uomo». Quella di Bove, appunto. «E questo è un fatto di una gravità inaccettabile». «Ma la verità emergerà - prosegue -, ed emergerà in modo chiaro che questo è un gruppo che sta dando anche in questa situazione delicata, in silenzio, in modo da non creare ulteriori turbolenze, un contributo alla magistratura e alle autorità competenti perché possano fare chiarezza su chi e quali corpi esterni hanno utilizzato l’azienda per fini di natura non chiara». Telecom «è sana». Nonostante le indagini in corso. Qualcuno però «ha cercato di approfittare della nostra impresa dall’esterno, utilizzandola in modo distorto. Qualcun altro si è inserito per dare questa responsabilità di distorsione all’azienda stessa». «Ci sono poi altri soggetti, sempre in numero ridotto, che si muovono in modo non coerente con quelli che sono i valori aziendali tenendo contatti impropri con la stampa disinformando, o creando danno all’azienda attraverso la diffusione di informazioni errate solo magari per tenersi buono qualche giornalista». Il livello dello scontro si alza.

Il titolo che soffre in Borsa, Giulio Tavaroli (ex uomo della sicurezza Pirelli prima, e Telecom poi) accusato di aver messo in piedi una centrale di spionaggio, le «sostanziose» commesse ricevute dalle società di 007 (la «Polis D’Istinto» di Emanuele Cipriani, in primis) ritenute vicine allo stesso Tavaroli, la morte di Bove accostata ai nomi di Mancini e Pompa (i funzionari del Sismi arrestati per la rendition dell’imam Abu Omar, a cui avrebbero partecipato anche due dipendenti Pirelli), una dozzina di misure cautelari chieste dalla Procura di Milano, che indaga sui presunti illeciti dell’azienda. Un quadro agitato dalla «turbolenza mediatica», come la chiama Tronchetti Provera. Il video-messaggio è chiaro: ci sono troppi appetiti intorno a Telecom.

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