Tentano di dar fuoco a un barbone. Nella gang anche ragazze

VeneziaSe fossero criminali incalliti, tutto sarebbe tragicamente normale. Invece sono ragazzini che, per ravvivare gli ultimi giorni di vacanza, l'altra sera non hanno trovato di meglio da fare che tentare di bruciare quel barbone fastidioso che da anni dorme avvolto in un cartone in corte Badoera, nel cuore di Venezia, a pochi bassi dalla chiesa dei Frari. Lo hanno fatto come si trattasse di un gioco della Playstation, che avevano appena messo in stand-by prima di uscire da casa: dopo aver sparso sopra quel giaciglio di fortuna un po’ di liquido infiammabile hanno usato l’accendino come il joystick e hanno cominciato la loro folle partita per vedere l’effetto che fa.
Marino S. ha 61 anni e da sette vive in condizioni che definire precarie è un eufemismo. Sfrattato da un appartamento del sestiere di Cannaregio, l’uomo non ha più saputo riprendersi, rifiutando anche alcune soluzioni proposte dai servizi sociali e scegliendo di fare la vita del barbone. «Preferisco stare da solo, arrangiarmi, piuttosto che andare in un dormitorio in cui trovo gente che disturba». È fatto così, ed è difficile perfino cercare di aiutarlo. Anche se gli assistenti sociali del Comune passano spesso a trovarlo, per dargli sostegno, in quell’anfratto ricavato in Campo dei Frari, dove una finestra gli fa da armadio, un cartone col nylon da tetto e la fontanella pubblica da toilette.
«Non erano drogati, erano ragazzini, è andata bene così, lasciamo stare». Non ci tiene ai polveroni, la vittima di un episodio che l’assessore ai servizi sociali del Comune di Venezia, Sandro Simionato, definisce «grave e serio».
A dare l’allarme sono stati gli abitanti della zona, peraltro non molto contenti di avere come vicino di casa un simile soggetto. Ma di fronte alla sconsiderata aggressione di questi ragazzini in cerca di emozioni, sono intervenuti subito, chiamando la polizia e contribuendo, con le loro preziose testimonianze, a ricostruire quanto accaduto. «Abbiamo visto tre o quattro maschi e anche un paio di ragazze - hanno rivelato agli agenti - che stavano spargendo del liquido per terra. Poi hanno appiccato il fuoco, scatenando una piccola strada di fuoco che arrivava ai cartoni dove dormiva il clochard. Lui è corso via col braccio in fiamme. Un orrore, non so come facciano certe famiglie a crescere figli del genere».
Poteva andar peggio, al povero Marino. Ma chi cerca di farsi raccontare dall’interessato la paura provata, la rabbia per l’aggressione subita, viene respinto con la prudenza di chi pensa per prima cosa a non venire scacciato da quella che ritiene casa sua. «Non è la prima volta - racconta - sono ragazzate, vengono qui, mi insultano, poi se ne vanno».
Già, ma stavolta sono andati oltre. Pensavano che il game-over del videogioco «Caccia al barbone» arrivasse solo con la morte dell’obiettivo. Il barbone, appunto. Solo che sono scappati senza vedere coma andava a finire. Marino se l’è cavata, ha preso la scopa per spegnere le fiamme e, fosse stato per lui, non avrebbe disturbato nessuno.

E adesso, se possibile, è più terrorizzato dell’altra sera, quando in corte Badoera si inventava pompiere per salvare pelle e tetto. Sì, perché il Comune adesso potrebbe passare alle vie di fatto, cioè costringerlo ad andare a vivere da cristiano, magari in un appartamento dell’Ater. «Io stasera torno qui, dove volete che vada?».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica