Terremoti e effetti sulla psiche dei bimbi: in Abruzzo la prima ricerca mondiale

Lo studio esamina la ricaduta delle catastrofi naturali e provocate dall'uomo sui più piccoli. Il «Progetto Rainbow» nasce grazie all'Ordine dei Ministri degli Infermi-Camilliani, con la collaborazione del Bambino Gesù, della Caritas e dei pediatri di famiglia abruzzesi.

Tragedie naturali o prodotte dall'uomo scatenano effetti drammatici sulla psiche degli adulti. Lo rivela un numero consistente di studi scientifici internazionali, ma poco è stato ancora fatto fino a oggi per analizzare quali cicatrici portino dentro di sé i bambini esposti a catastrofi naturali come, per esempio, un violento terremoto.
Per la prima volta è stata realizzata un'indagine ampia e approfondita, che non si ferma solo all'aspetto conoscitivo, ma che interviene anche a livello terapeutico colmando le lacune in materia. Il merito va all'Ordine dei Ministri degli Infermi-Camilliani attraverso la propria Camillian Task Force (organismo che offre un aiuto globale, alle vittime di calamità attraverso un competente sostegno umanitario, sanitario e pastorale) con il coordinamento scientifico dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù, il sostegno della Caritas Italiana e la collaborazione dei pediatri di famiglia abruzzesi. Insieme hanno dato il via al «Progetto Rainbow» che coinvolgerà oltre 7 mila bambini, con l'obiettivo di riconoscere tempestivamente, affrontare e risolvere tutta quell'ampia gamma di disturbi che vanno sotto il nome di Sindrome Postraumatica da Stress.
Si tratta di uno studio di altissimo valore scientifico e sociale, nonché di stringente attualità poiché realizzato in un'area geografica, l'Italia, dove la terra continua a tremare e a mietere vittime, così come è accaduto in questi giorni nelle Marche o a L'Aquila e in gran parte del territorio abruzzese il 6 aprile dello scorso anno. Pesantissimo il bilancio di quel devastante sisma e dello sciame che seguì: 308 morti, oltre 1600 feriti, 30 mila sfollati.
Da qui la necessità, non procrastinabile, di acquisire il maggior numero di informazioni sull'impatto psicopatologico e sui fattori di rischio, che spianano la strada ai disturbi legati alla Sindrome Postraumatica da Stress nei piccoli e negli adolescenti, testimoni di eventi così drammatici.
Spesso la risposta al trauma è la paura intensa, il senso di impotenza e orrore, il rivivere in maniera persistente il momento drammatico, la difficoltà di addormentarsi o a mantenere il sonno, l'ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme.
Sia i pediatri di famiglia che gli insegnanti ricevono scarsa formazione nel tradizionale iter di studi su come riconoscere i segni e i sintomi che caratterizzano le patologie della psiche indotte dai traumi e, nello specifico, la Sindrome Postraumatica da Stress.
Parte integrante del Progetto Rainbow è pertanto la serie di percorsi formativi rivolta a pediatri e a insegnanti per la gestione di questa patologia. Lo studio si compone di due segmenti: il primo coinvolgerà direttamente i pediatri del territorio e un nutrito campione di bambini (dai 3 ai 14 anni) da loro assistiti ai quali verranno presentati dei questionari di screening. In base al risultato dei test l'eventuale diagnosi sarà confermata da una visita specialistica neuropsichiatrica (si stima un 20-30 per cento di bambini nell'epicentro del terremoto e 10 per cento nel resto dell'Abruzzo).


La seconda parte si concentrerà invece sui percorsi di formazione di un numero elevato di insegnanti e operatori volontari, con l'obiettivo di sviluppare abilità di supporto attraverso interventi di educazione alla pro-socialità, sullo studio della ricaduta della formazione degli insegnanti su circa 1.500 bambini della scuola materna ed elementare e sull'analisi complessiva finale di tutti i dati raccolti.

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