«Terzo posto, il nostro scudetto»

Esiste un calcio fatto di magie, e uno che qualche volta si accontenta dei numeri. Stavolta alla Lazio per proseguire il sogno è bastato l’1-0 risicato contro la Sampdoria, senza prodezze e gioco stellare: quarta vittoria consecutiva però quella centrata dalla squadra di Delio Rossi, il demiurgo di un gruppo che partito con l’handicap di calciopoli adesso palleggia senza affanno in zona Champions. E il terzo posto, complice anche la caduta vertiginosa del Palermo, è tutt’altro che un miraggio.
Il successo ha come sempre il vestito grigio e gli scarpini ai piedi del signor Rossi, ma anche la pelata più incisiva di tutto il campionato: è la testa di Rocchi infatti a trovare l’angolo giusto della porta dei blucerchiati per assicurare alla Lazio i tre punti pesanti in chiave europea. Per Rocchi, che ha guidato il tandem d’attacco con Pandev, si tratta del dodicesimo gol stagionale. Resta l’uomo in più di una Lazio che da nove turni non perde. Una striscia record che nemmeno la Samp di Novellino, che all’andata aveva battuto la Lazio 2-0 a Marassi, riesce a interrompere: e avrebbe potuto, soprattutto nella ripresa, quando la Lazio, appagata del gol arrivato al 22’ del primo tempo, è decisamente calata di tono.
Ora il quarto posto quasi non basta più. Con il Milan in ritardo di tre punti e il Palermo in caduta libera a un soffio (solo due i punti di distacco ora), la Lazio cerca il podio. L’uomo dei miracoli, vestito grigio e scarpini ai piedi, sa che la sua Lazio ci può arrivare. Testa bassa e concentrazione, qualche volta anche senza strafare. «Io l’ho già detto, chi fa il mio mestiere deve pensare allo scudetto. Se non sei ambizioso non fai questo mestiere. Secondo me gli obiettivi comunque è più importante centrarli che dichiararli- Delio Rossi ora non si nasce più-. Ho una squadra seria, non smetterò mai di elogiare questa formazione: nei momenti di difficoltà viene fuori il carattere. Abbiamo patito anche perché siamo calati e soprattutto non riuscivamo più a tenere palla. Abbiamo sofferto la fisicità della Sampdoria. Ho perso tutti e due i centrali, abbiamo giocato in 10 gli ultimi 10 minuti ed è normale soffrire, soprattutto contro un’ottima squadra».
Il presidentissimo Claudio Lotito (che ieri si è gustato due lunghi striscioni in suo onore) è l’emblema dell’euforia, anche se la proverbiale compostezza è sempre di casa: «La lazio è un gioiellino che cresce. Mi è piaciuto il carattere che ci ha messo questa squadra, nonostante tutto quello che le è successo oggi pomeriggio contro la Sampdoria. La Champions League? Dobbiamo contare solamente su noi stessi, mi dispiace solo che per la prossima gara saremo rimaneggiati, visto che Mauri e Mutarelli sono stati ammoniti e bisogna vedere come stanno alcuni ragazzi che sono usciti malconci». «La Samp - ha aggiunto Lotito - è una squadra ostica.

Attuava una marcatura a uomo strettissima e ci ha costretto a giocare in dieci». L’ultima è sulle intercettazioni telefoniche che hanno riguardato il Coni e la Lazio: «Non intendo replicare, anche perché sono cose che si riferiscono all’epoca...».

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