Toscani e la provocazione pacifista

«Wart», acronimo di war e art, ovvero guerra e arte, è il titolo dell’iniziativa che, alla Stazione Termini, vedrà protagonisti due grandi nomi della scena artistica contemporanea, impegnati a lanciare il loro messaggio contro la guerra: Oliviero Toscani e Valerio Magrelli. L’iniziativa, dal oggi al 25 novembre, è del master in Ideazione, Management e Marketing degli Eventi Culturali del dipartimento di Sociologia e comunicazione della facoltà di scienze della comunicazione della Sapienza e comprende l’installazione-video di Toscani dal titolo Wart - La bellezza della Tragedia e il percorso poetico di Valerio Magrelli, Un lungo nastro di versi, entrambi negli spazi del Forum Termini.
Il video realizzato da Oliviero Toscani è diretto e montato da Leandro Manuel Emede e prodotto da La Sterpaia e verrà proiettato su un video-wall di grandi dimensioni. «Attraverso l’arte - spiega Toscani - abbiamo imparato che c’è una bellezza anche in ciò che non vorremmo mai vedere, anzi, questa bellezza ci attira in maniera morbosa: le crocifissioni, le battaglie, le stragi, la morte. Ma oggi, in un mondo in cui il gusto è indirizzato dalla televisione omologante, stiamo perdendo questa capacità, questa grande sensibilità, non si vuole più vedere, il capire ci fa paura». Per l’autore del video scovare la bellezza nella tragedia aiuta a fortificare l’ottimismo dell’uomo, «quello che permette di continuare a vivere mentre il mondo attorno a noi sembra crollare». E a questo è dedicata l’opera proiettata nello spazio Forum della Stazione Termini.
Con Un lungo nastro di versi, Valerio Magrelli prosegue la sua ricerca sul concetto di guerra, iniziata nel 2000, selezionando venti testi di poeti, italiani e stranieri, tratti da alcune raccolte edite da Einaudi. Un vero e proprio tracciato di poesie scritte per terra che si dispiega al suolo negli spazi della stazione attraverso venti testi in dieci lingue diverse, tra cui «Dio proteggi questa guerra» di Aleksandr Blok, «Atrocemente s’immischia oscena la guerra» di Edoardo Cacciatore e «Si dorme assai male sopra la spada» di Jaroslav Seifert.


«Dai Balcani al Libano, dall’Irak al Darfur, la nostra tranquillità continua ad apparire circondata, assediata, limitata dalle fiamme - spiega Magrelli - logico, dunque, rivolgersi a coloro che hanno voluto ricorrere alla parola poetica, nel tentativo di individuare un barlume di senso nella totale cecità degli avvenimenti».

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