Tosi trionfa, Verona torna alla Cdl

Pesantissima sconfitta del sindaco uscente che attacca Prodi: "Ha sbagliato certe scelte e io ne pago le conseguenze". Il neosindaco: "Non ci nasconderemo come la sinistra"

Tosi trionfa, Verona torna alla Cdl

Verona - I sondaggi lo davano al 52%, Silvio Berlusconi gli aveva assegnato la missione di superare il 53, ma Flavio Tosi ha voluto strafare. È il nuovo sindaco di Verona con numeri che i supporter hanno battezzato «strepi-tosi», superiori al 60 per cento (61 con 164 sezioni scrutinate su 268): lui stesso ha ammesso di non aspettarsi un esito di questa portata. Il sindaco uscente Paolo Zanotto è fermo al 33,5: cinque punti in meno rispetto al primo turno del 2002. Una disfatta.
Vittoria schiacciante invece per il centrodestra ma soprattutto per l’uomo nuovo della Lega Nord, confermata dal risultato delle liste a lui collegate: la lista civica del neo-sindaco, con il 16,8 per cento, contende all’Ulivo (17,2) il primato tra i partiti. Con il 12 per cento del Carroccio, significa che a Verona il blocco leghista strappa il 30 per cento dei consensi. E se si considera che An si attesta sopra il 13 per cento, significa che oltre il 43 per cento dei veronesi ha votato un blocco di liste che pone al primo posto ordine e sicurezza. Chi ci rimette nel centrodestra è soprattutto Forza Italia, che precipita al 14,56 per cento (era al 24 cinque anni fa); l’Udc è al 4,22. Ininfluente il voto disgiunto temuto alla vigilia, irrilevanti i 9 candidati minori.
Tosi ha convocato una conferenza stampa a nemmeno metà di uno scrutinio piuttosto lento. Vestito blu, fazzoletto verde al taschino, niente cravatta, aveva al fianco i leader locali del centrodestra e la bionda moglie Stefania, che compiva gli anni e imbracciava un gigantesco mazzo di fiori. Ha ringraziato Umberto Bossi («Senza di lui non sarei qui») prima degli alleati e ha ricordato la mamma e due amici scomparsi («Vorrei fossero tutti e tre qui a festeggiare»). Non ha indicato priorità: «Farò soltanto gli interessi dei cittadini». Ma ha esemplificato tre provvedimenti in tema di sicurezza: «Come a Padova un’ordinanza contro i clienti delle prostitute; come a Vicenza un’ordinanza contro l’accattonaggio ai semafori; applicazione della legge che multa gli acquirenti di merce contraffatta dai venditori abusivi, norma sempre disattesa a Verona. Il tempo tecnico, e saranno approvate».
La città, anche attraverso l’alta affluenza (76,7 per cento) ha dunque manifestato un’impetuosa volontà di cambiare. «L’amministrazione Zanotto - ha detto Tosi - è stata omologa al governo nazionale, populista, vessatoria nell’aumento delle tasse, insensibile ai bisogni della gente. A Padova il centrosinistra ha cercato di agire su certi problemi, qui ha fatto demagogia: questa volta l’effetto sindaco è stato un boomerang. Il mio è un movimento popolare, che vive nei mercati e nelle piazze. Il mio impegno sarà rendere Verona più bella, più sicura, più pulita, più vicina alle richieste dei cittadini. Noi non staremo cinque anni chiusi nel palazzo per uscirne a un mese dal voto».
L’esempio di Tosi sarà Treviso, «città bomboniera che è anche un esempio di integrazione al di là dei proclami», e il suo modello lo «sceriffo» Giancarlo Gentilini, «un uomo di 80 anni che sprigiona forza, carisma, tempra, e ha rifiutato cariche prestigiose per restare nella sua città. Ora si capisce che le battaglie lanciate anni fa dalla Lega Nord, come il federalismo fiscale, sono temi decisivi».
È pesato però anche il grande malcontento verso il governo nazionale. «Si capisce benissimo che gli italiani non ne possono più di Prodi, tuttavia non mi illudo che vada a casa perché la sinistra ha perso a Verona», dice Tosi. Ma paradossalmente l’accusa più pesante verso l’esecutivo di centrosinistra viene dal candidato sconfitto. Zanotto non fa nessun «mea culpa» per la legnata: «Più della metà del mio insuccesso va attribuita ai risultati del governo Prodi, che ha sbagliato certe scelte e non è stato capace di spiegare agli italiani quello che di buono ha fatto. C’è stata una forte politicizzazione del voto e pago l’ondata nazionale di protesta. Il resto è colpa del populismo di chi ha presentato Verona per come non è».
A sera il municipio si è trasformato in un’enclave leghista, con cori a Tosi, «chi non salta comunista è», bandieroni verdi sventolati sotto il nubifragio che ha paralizzato il traffico cittadino. Il futuro immediato per il nuovo sindaco è la formazione della giunta.

Alfredo Meocci, ex direttore generale Rai, aveva fatto un passo indietro quando i candidati del centrodestra erano addirittura tre: si sarebbe accontentato di fare il vicesindaco in caso di vittoria di Tosi e ieri ha ricordato l’impegno. Ma Tosi ha replicato che la composizione della giunta sarà decisa dai partiti. E per ora pensa soltanto a godersi il trionfo.

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