Toto-Nobel, l’americana Oates in prima fila

Il professore esperto di intrighi all’Accademia svedese azzarda il pronostico per la letteratura: «Potrebbe vincere una donna. In corsa anche Roth e Kundera». Gli italiani? Magris e Bevilacqua sempre in lizza

Toto-Nobel, l’americana Oates in prima fila

Correva l’anno 1997. Correva un anno di sinistra. Da Palazzo Chigi sorrideva da mesi il faccione di Romano Prodi. Clinton in Usa iniziava in gennaio il suo secondo mandato. Tony Blair a Londra entrava al numero 10 di Downing street dopo 18 anni di governo conservatore. A coronamento ci si mise anche un giullare rosso, Dario Fo che, quatto quatto, il 9 ottobre vinse il Nobel per la letteratura. Fu uno schiaffo per gli esteti della penna, quelli che il Nobel sono Carducci e Pirandello... E fu un mistero buffo per tutti gli altri. «La nomina più scandalosa dal 1901 a oggi» la definisce Enrico Tiozzo, docente di letteratura italiana all’Università di Göteborg e autore del recente volume La letteratura italiana e il premio Nobel (Olschki editore, pagg. 355, 34 euro) per chi volesse cercare di capirci di più tra le stranezze dell’Accademia.
La stessa che, di qui a qualche settimana, renderà noti i nomi dei nuovi vincitori. Alla letteratura di solito tocca al giovedì, forse l’8 ottobre, forse chissà.

La scelta di Fo resta a tutt’oggi un mistero buffo benché la sua prima candidatura risalisse al 1975, anni di tensioni, anni di piombo.

«Per testimonianza diretta so che Lars Forssell, autorevolissimo membro della commissione Nobel era uno strenuo sostenitore di Fo fin da allora e fu lui a battersi per fargli ottenere il premio. Ma se dall’Italia qualcuno lo affiancò è per ora impossibile sapere: i dati sono secretati e occorrerà attendere mezzo secolo. Più facile che qualcuno scopra le carte. Di solito i Nobel hanno molti padri».

Come mai Forssell si impegnò così tanto per Fo?
«Era uno dei maggiori poeti svedesi e faceva parte dell’Accademia dall’inizio degli anni Settanta: è scomparso da poco. Di estrazione altoborghese, amava assumere atteggiamenti radicali di tipo anarchico (non violenti ma piuttosto estremi) sulla base di un socialismo libertario secondo lui molto chic. Simpatizzava con la sinistra per un vezzo intellettuale da eterno ribelle e amava gli artisti a tutto tondo, capaci di esibirsi in pubblico, dipingere, recitare e Fo incarnava al meglio il suo ideale».

Insomma, da sinistra è più facile vincere...

«Non c’è dubbio che l’Accademia e la commissione Nobel siano politicamente inclinate a sinistra. La Svezia è la roccaforte della socialdemocrazia e, anche se oggi sono al potere i conservatori che tuttavia fanno una politica simile ai socialdemocratici, nei loro “geni” da oltre mezzo secolo c’è un’attrazione per i valori della sinistra. Accademia e commissione però sono di vedute abbastanza ampie e di conoscenze sufficientemente vaste da premiare senza problemi anche scrittori di stampo conservatore purché non estremista. Certo, chi è supportato da sinistra parte avvantaggiato anche se l’Accademia non l’ammetterebbe mai ufficialmente».

Da quel 10 dicembre in cui il re di Svezia Carlo Gustavo XVI consegnò pergamena e assegno al re del grammelot l’Italia è rimasta lontanissima da Stoccolma.
«Negli ultimi 11 anni sono stati certamente candidati Giuseppe Bonaviri, scomparso a marzo, Antonio Tabucchi, Umberto Eco, Dacia Maraini, Alberto Bevilacqua, Claudio Magris. Non vanno dimenticati alcuni poeti nati negli anni Quaranta come Paolo Ruffilli, Dante Marianacci, Sebastiano Grasso e forse altri nomi che si conosceranno quando cesserà il segreto».

Ma attualmente chi sono i nostri autori più quotati?
«I più vicini al premio sono Alberto Bevilacqua e Claudio Magris. Personalmente sarei lieto di un ex aequo che onorerebbe insieme poesia, narrativa e saggistica. Ma da tempo l’Accademia non “vede” eventuali divisioni del titolo».

Come mai la Maraini e Tabucchi appaiono lontani dal premio?

«Forse perché ritenuti meno attuali e meno interessanti, per essere stati vagliati in passato senza essere stati giudicati meritevoli. Un limite che non li esclude però del tutto, possono essere sempre ripescati».

Cosa ha frenato Eco?
«C’è una certa resistenza a premiare scrittori celeberrimi e ricchissimi perché si ritiene che il Nobel nulla aggiungerebbe alla loro fama. Questo argomento fu usato per escludere Graham Greene e potrebbe essere girato anche contro Eco».

È legittimo pensare a Margaret Mazzantini tra le future scelte?

«Se qualcuno la candida al Nobel dovrà aspettare molti anni e scrivere vari libri di peso internazionale prima di essere presa in considerazione».

Tempo fa fu attribuita all’Accademia la decisione di boicottare la letteratura americana. Autori importanti come ad esempio Norman Mailer, oggi purtroppo scomparso, e Philip Roth non sono stati presi in considerazione. Esiste un caso americano?
«Si trattò di un’intervista all’allora segretario permanente dell’Accademia e componente della commissione Nobel, Horace Engdahl, ma erano speculazioni scandalistiche montate ad arte. Stoccolma non ha pregiudiziali contro gli Usa. Non esiste, insomma, un caso americano. La letteratura statunitense ha preso nel tempo una valanga di premi, alcuni dei quali discutibili come Pearl Buck e Toni Morrison. Roth è ancora in tempo. Se non è stato scelto vuol dire che l’Accademia gli ha preferito altri. Magari quest’anno tocca a lui...».

A proposito, vogliamo azzardare previsioni?

«I pronostici, si sa, spesso falliscono. Stavolta potrebbe toccare a una donna per il criterio di alternanza fra i sessi, ma non è detto.

Se dovessi fare un nome secco penserei all’americana Joyce Carrol Oates. In alternativa c’è una rosa di 15-20 nomi caldi nei quali l’Accademia pescherà. Li sveliamo? Bevilacqua e Magris, come detto, poi Milan Kundera, Carlos Fuentes, Adonis, Mario Vargas Llosa. E naturalmente Philip Roth».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica