La tradizione dei «muchetti» per la novena dei morti

La ricorrenza dei defunti nel mondo cristiano è sempre stata legata a tradizioni e manifestazioni diverse, legate anche ad antichi riti pagani poi ripresi dal mondo cristiano. Innumerevoli sono le usanze, le credenze, ed anche le superstizioni legate a questi giorni, alcune delle quali sono espressione di quel culto e quella reverenziale attenzione verso chi ci ha preceduto che è insita nell'animo umano. Tra queste consuetudini ci piace ricordarne una tipicamente ligure, che crediamo sia ormai definitivamente scomparsa, ma che nei nostri paesi di riviera e nelle nostre valli era ancora diffusa pochi decenni or sono: parliamo dei cerini che si accendevano nelle chiese durante la novena dei Morti, chiamati in vario modo nelle diverse parlate locali. A Genova erano denominati offiçiêu, a Chiavari muchetti, nel Levante genovese libaeti, a Imperia ceiotti; si trattava di ceri lunghi e sottili bianchi, trafilati con grande precisione, e poi avvolti dal fabbricante su forme di legno o di cartone per formare una casetta, un fiasco, un libretto, un cestino e ingentiliti da fili argentati; su di essi era generalmente incollata un'immagine religiosa. Se ne accendeva un'estremità e gradatamente si lasciava consumare srotolandolo pian piano. A Chiavari li produceva sino a non molti anni fa la «Antica Reale e Pontificia Cereria Bancalari e Bruno», fondata nel 1592, in via S. Antonio nel bastione delle vecchie mura. La cereria, che meriterebbe una visita, è ancor oggi produttiva, anche se, per mancanza di richiesta da parte della clientela, ha ormai abbandonato la produzione dei muchetti; come pure è ridotta sensibilmente la richiesta di candele in cera, sopraffatte dalle candele elettriche.
Questi cerini erano accesi in chiesa durante le funzioni in suffragio dei defunti: la novena, il canto dell'Ufficio dei morti, l'ottavario negli otto giorni successivi. O anche in casa durante l'immancabile recita del S. Rosario con la famiglia riunita davanti alle immagini dei propri cari defunti.

Per noi chierichetti di otto-nove anni, nel partecipare a queste funzioni era anche un innocente divertimento l'accensione dei libaeti: si tagliavano facendo piccole candeline, con i cappucci delle ghiande si costruivano dei minuscoli «mocca lumi» per spegnerle, si bagnava con la saliva lo stoppino e poi accendendolo lo si faceva scintillare, il tutto sotto lo sguardo vigile del sagrestano, preoccupato per gli sgocciolamenti di cera sulle panche e sulle balaustre di marmo. E forse fu proprio questo uno dei motivi che il loro uso gradatamente scomparve dalle chiese liguri.

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