Tregua sui cortei, la Cgil resta sola

PRIMO PASSO Alemanno ringrazia tutti e definisce «ideologico» il no dell’unica organizzazione contraria

Il libero accesso alle ztl non è bastato. Ieri i romani sono stati ancora una volta prigionieri del traffico, amplificato dai cortei. Parlare nuovamente di «venerdì nero» a questo punto sembra anche ridicolo, dal momento che la città è in balia delle manifestazioni da mesi, nonostante il sindaco continui da tempo a chiedere di correggere il famigerato Protocollo per regolamentarle.
Così gli automobilisti e i pendolari ieri hanno dovuto fare i conti con lo sciopero di quattro ore del trasporto pubblico, con la pioggia e con due cortei, che hanno attraversato il centro storico. E il risultato è stato devastante già a partire dalle 10, quando gli agricoltori hanno sfilato lungo via Liberiana, piazza di Santa Maria Maggiore, via Muranella, via Latticini, piazza del Colosso, via Celio Vitella, via di San Gregorio e via dei Cerchi. È stato un effetto domino, che ha interessato anche le periferie e il Gara.
Ma la circolazione è andata davvero in tilt alle 12.30, quando è iniziata l’astensione dei lavoratori del settore trasporto indetta da Fila Cgil, Fin Cisl, Uil Trasporti e Falsa Cison e bus, tram, metropolitane, ferrovie Roma-Lido, Roma-Giardinetti e Roma-Civitacastellana-Viterbo si sono fermate. Il provvedimento del Campidoglio, che ha permesso di varcare le zone a traffico limitato non è bastato a ridurre i disagi, che sono proseguiti fino alle 16.30, quando i mezzi pubblici sono tornati in servizio. Ma la sosta è durata poco. Alle 18, in occasione della giornata nazionale contro gli sfratti, da piazza dell’Esquilino è partito un altro serpentone umano, che ha raggiunto la Prefettura e ha costretto l’Atac a deviare molte linee di bus.
Nel pomeriggio, però, il sindaco è riuscito ad arrivare a una «tregua natalizia» con i sindacati, riuniti attorno al tavolo del prefetto Giuseppe Pecoraro. Alla moratoria richiesta dal primo cittadino hanno aderito Cisl, Uil e Ugl: si adopereranno affinché dal 12 dicembre fino al 12 gennaio non ci siano cortei in città. Non ha invece accettato lo «stop» la Cgil e prima della fine della riunione i rappresentanti di Rifondazione comunista e Pdc hanno lasciato Palazzo Valentini. «Si tratta di un grande gesto di responsabilità che rafforzerà il ruolo del sindacalismo confederale e in particolare di Cisl, Uil e Ugl - ha sottolineato Alemanno-. Purtroppo manca la firma della Cgil, che ha anteposto un atteggiamento ideologico rispetto alle aspettative e alle esigenze dei cittadini romani». «Sospendere le manifestazioni per le festività natalizie non significa sospendere i problemi - hanno commentato Marco Di Luccio, responsabile della segreteria nazionale Cgil e Claudio Di Berardino, segretario generale Cgil di Roma e Lazio -. E finché questi persisteranno, la Cgil sarà a fianco dei lavoratori, soprattutto in un momento come questo».
Nonostante la polemica sterile il sindaco ha ottenuto un risultato importante: si potranno svolgere solo le proteste nazionali già indette e i sit-in. Inoltre Giuseppe Pecoraro, d’accordo con il questore, si è impegnato a valutare eventuali situazioni imprevedibili e di particolare rilievo. Solo in questi casi i cortei potrebbero essere ammessi. Dopo il 12 gennaio, poi, su richiesta di Alemanno riprenderà la discussione per cercare di apportare modifiche al Protocollo.
«L’accordo raggiunto, da noi richiesto e auspicato, è senza dubbio una gran bella notizia - ha sottolineato il presidente della Confcommercio di Roma, Cesare Pambianchi -.

Per la prima volta, infatti, si è riusciti a trovare un punto d’intesa fra tutti i soggetti interessati. Si tratta senza dubbio di una svolta importante, fin qui mai registrata, per la quale ci preme ringraziare il prefetto e il sindaco».

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