Tregua violata: Prodi ironizza, il Polo lo denuncia

POlemica dopo l'intervento del Professore al Tg1 durante il sabato pre-elettorale. Bondi: "Basta, il centrosinistra occupa la Rai come fosse un'agenzia ministeriale". Il premier si autoassolvve: "Non farò più neanche un colpo di tosse". E Forza Italia presenta un esposto all'Authority delle Comunicazioni

Tregua violata: Prodi ironizza, il Polo lo denuncia

Roma - «Non rompiamo la tregua elettorale neanche con un colpo di tosse. Due potrebbero essere presi come un segnale». Romano Prodi, il giorno dopo la bufera scoppiata per le dichiarazioni rese alla vigilia del voto amministrativo - nelle ore tradizionalmente dedicate al silenzio - non fa nessun passo indietro. E sceglie di percorrere la via dell’ironia per uscire dalla strettoia delle polemiche. Una soluzione che ottiene come unico risultato quello di gettare altra benzina sul fuoco e di accendere nuovi malumori dentro il centrodestra.

La battuta «autoassolutoria » il presidente del Consiglio la fa dopo aver fatto un giro in bicicletta di una cinquantina di chilometri sulle strade del primo Appennino bolognese, lungo i colli bolognesi verso il Passo della Futa. «Non rompiamo la tregua elettorale neanche con un colpo di tosse. Due potrebbero essere presi come un segnale. Non parliamo poi dello starnuto» scherza con i cronisti, facendo riferimento alle proteste della Cdl, sotto la sua casa di Via Gerusalemme. Peccato che il giorno prima, nel sabato pre-elettorale, Prodi non si fosse concesso né tosse né starnuti ma avesse parlato per un’ora e mezza in un consesso pubblico come la Conferenza di Firenze sulla famiglia. Una violazione che ha fatto scattare a caldo le ripetute proteste della Casa delle libertà. E che il giorno dopo fa scattare un atto formale da parte di Sandro Bondi.

«Ho indirizzato un esposto all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni perché venga accertata e sanzionata la violazione dell’atto di indirizzo della commissione di vigilanza della Rai» annuncia il coordinatore Nazionale di Forza Italia, secondo il quale «il Tg1, nel concedere uno spazio spropositato al presidente del consiglio a Firenze, ha violato clamorosamente l’articolo 6 che impone ai direttori dei telegiornali di osservare ogni cautela per evitare che si determinino, anche indirettamente, situazioni di vantaggio per determinate forze politiche e, ancor più, esige che nei notiziari propriamente detti non si determini un uso ingiustificato di riprese con presenza diretta dei membri del governo». «Anche se il danno è fatto chiediamo che l’Agcom accerti la violazione - prosegue Bondi -. Il Paese potrà così rendersi conto di quale concetto abbia del pluralismo il governo di centro-sinistra che occupa la Rai come se fosse un’agenzia ministeriale».

Una reazione, incanalata in un atto formale e indirizzata all’istituzione preposta ad accertare questo tipo di violazioni, che viene sposata in pieno da Forza Italia. Con un obiettivo annunciato: verificare se Romano Prodi potrà ono godere di una sorta di «impunità ». «L’esposto di Sandro Bondi all’Agcom è sacrosanto» scrive in una nota Lucio Malan, senatore di Forza Italia. «La vera legge sulla par condicio - ricorda l’esponente azzurro - approvata all’unanimità nel 1993 e confermata dalla legge dell’Ulivo del 2000 dice che dalla convocazione dei comizi nelle trasmissioni informative, la presenza di candidati, esponenti di partiti e movimenti politici, membri del governo deve essere limitata esclusivamente alla esigenza di assicurare la completezza e l’imparzialità dell’informazione. Dalla reazione del Garante - conclude Malan - sapremo se la legge si applica solo a Berlusconi o vale per tutti».

La rabbia, insomma, è tutt’altro che sbollita. E a rinfocolare le proteste del centrodestra - che considera le parole di Prodi sulla destinazione del «tesoretto» alla stregua di un vero e proprio «spot» elettorale in violazione delle norme che prevedono lo stop alla campagna elettorale dalla mezzanotte di venerdì - c’è anche il sarcasmo utilizzato dal presidente del Consiglio. Un atteggiamento che Fabrizio Cicchitto condanna usando parole dure. «Dispiace che il presidente del Consiglio, che sabato ha volgarmente rotto il silenzio stampa facendo promesse elettorali, dia un ulteriore sfogo alla sua arroganza dicendo buffonate » dice il vicecoordinatore di Forza Italia. «Ma non è che prendendo in giro l’opposizione su una cosa così delicata come la violazione della legge elettorale e del silenzio stampa - annota Cicchitto - si riduce la gravità di quello che ha fatto. È solo la testimonianza di un’arroganza priva anche di buon gusto».

Chiude l’azzurra Isabella Bertolini che sposta il tiro sugli effetti politici dell’affondo di Prodi.

«Il fallimento della conferenza propagandistica di Firenze sulla famiglia, certificato dalla stessa maggioranza di Governo, è solo servita a Prodi per fare campagna elettorale in un giorno in cui non si può. È evidente che le famiglie italiane non potranno avere alcun beneficio da una sinistra che le vede come un pericolo».

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