Treviso, i gay sulla linea del Piave: "Vogliano un pezzo di fiume per noi"

La comunità omosex ocupa una spiaggia. Il sindaco del Pd: "Devono andarsene. Che si curino". La battaglia appoggiata da Lega e Pdl

Treviso, i gay sulla linea del Piave: 
"Vogliano un pezzo di fiume per noi"

Treviso - Oggi come allora il Piave è la linea di difesa. Nel 1917 i soldati italiani, dopo il rovescio di Caporetto, si raccolsero dietro a quello che diventerà un fiume sacro alla patria, respinsero gli assalti degli austriaci e costruirono l'offensiva che porterà al trionfo di Vittorio Veneto. Riccardo Messiato, sindaco di Spresiano (Treviso), eletto con una lista civica sostenuta dal Pd, probabilmente non si sente un novello Armando Diaz, ma anche lui ha giurato che quelli non varcheranno il Piave. Ancora gli austriaci? No, stavolta i "nemici" sono i gay.
«Che si curino se possono - ha sparato nel corso di un'intervista poi riparata alla meglio dietro cortesi insistenze degli imbarazzati stati maggiori del Pd - o che rimangano chiusi nelle proprie mura. Sul greto del Piave non ci possono stare, non ci devono stare».
Peccato, perché sui siti che vanno per la maggiore nell'universo gay la spiaggetta, si fa per dire, che il sacro fiume offre nel territorio di Spresiano è considerata meta rinomata per gli omosessuali. Un po' troppo rinomata, forse, visto che al calar delle tenebre sul greto del fiume, in prossimità del viadotto autostradale, gli appuntamenti galanti spesso e volentieri si trasformano in atti sessuali espliciti.
«Non sto qui a giudicare la sessualità della gente - ha precisato il sindaco, già assessore democristiano alla fine degli anni 70 nel vicino comune di Maserada sul Piave, rettificando le precedenti dichiarazioni - ma quello che non possiamo tollerare è il fiorire della prostituzione. Fino a settembre porteremo avanti l'operazione Estate sicura, proprio per evitare che da queste parti trionfi l'illegalità e il malcostume».
Ronde belle e buone, insomma, guarda caso organizzate in un comune che vede Lega e Pdl all'opposizione, anche se nella lista civica del sindaco ci sono transfughi di vari orientamenti. Ma nel Nordest la stella di sceriffo se la mettono al petto soprattutto i sindaci di centrosinistra, anche perché se non facessero così non sarebbero neanche eletti. I cittadini di Spresiano, infatti, approvano la decisione del primo cittadino. Basta avere il coraggio di fare un giro sul Piave, partendo dal monumento dedicato agli eroi della Grande Guerra, e proseguire sotto il viadotto dove, seguendo una scia di preservativi variopinti, si arriva al fiume. Uno sconcio, indipendentemente dagli orientamenti sessuali di chi l'ha provocato.
Se il sindaco vuole difendere il Piave, le associazioni omosex non ci stanno certo a ritirarsi. Tutt’altro. Il presidente regionale di Arcigay, Alessandro Zan, invoca la galera per il sindaco mentre quello provinciale auspica, oltre alle scuse pubbliche, che vengano soddisfatte le esigenze di ritrovo pubblico per i gay. Alessio De Giorgi, direttore del portale gay.it e già eletto alle primarie della prima assemblea nazionale del Pd, ricorda che questa "spiaggia" è recensita da anni tra le più gay-friendly d'Italia. «E adesso a maggior ragione - rincara la dose - passeremo l'estate a difendere il Piave come spazio aperto a tutti».
L'on. Paola Concia (Pd), nel frattempo, ha provveduto a "scomunicare" il sindaco di Spresiano sostenuto dal proprio partito. «Il Pd deve ritirargli l'appoggio», ha tuonato.

«Il Pd provinciale e comunale - hanno dichiarato al Corriere del Veneto i rispettivi segretari, Enrico Quarello e Cristian Fornasier - confermano il loro appoggio all'amministrazione comunale in tema di lotta allo sfruttamento della prostituzione e ai fenomeni di atti osceni in luogo pubblico». Questa è terra di sceriffi.

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