Il trionfo degli anni Settanta chiude la settimana della moda

«Great season» ha detto Suzy Menkes uscendo dalla sfilata di Marni domenica scorsa. In genere la giornalista di moda più amata e temuta del mondo non si sbottona a evento in corso. Così abbiamo aspettato che ieri si spegnessero i riflettori sulle sfilate di Milano per dire che siamo perfettamente d’accordo con l’autorevole critico dell’Herald Tribune: è stata una grande stagione di moda. Ecco una selezione di tendenze irrinunciabili per l’estate 2011.
Stampe e disegni
Per molti stilisti sono una magnifica ossessione, per altri pane quotidiano. Tra questi c’è Veronica Etro che nell’anno delle stampe all over ha preso il bellissimo disegno Paisley che da sempre caratterizza la griffe della sua famiglia e l’ha trasformato in una specie di cornice che va a delimitare campi di colore unito. «Ritorno all’ordine - ha detto la stilista - qualcosa di diverso dal nostro solito folk, un’aria vagamente cibernetica». Comunque sia sono stati i motivi a fiori ad attirare la maggior parte dei consensi stilistici con esempi magici sulle passerelle di D&G e di Jil Sander ma tragici su quella di Mila Schon. Invece Alviero Martini 1° Classe, griffe disegnata da un’équipe interna in passerella ieri, ha proposto due stampe: animalier con texture «giraffa» e un concetto «Africa» con segni tribali in toni naturali e una moltitudine di sfumature.
Anni Settanta
Sono dappertutto, una vera mania. Aquilano Rimondi per la linea che porta il loro nome hanno puntato sulle stampe tipiche di quel periodo: un po’ più grandi dei disegni da cravatta, comunque geometriche e in colori tipo ocra, verdone, bordeaux. I due giovani e talentuosi designer hanno parlato di «Massimizzare il minimalismo» un bellissimo concetto di cui ha parlato Miuccia Prada all’inizio della settimana. Anche sulla passerella di Aquilano Rimondi sono comparse le strisce nere e azzurre che han fatto battere il cuore agli interisti in sala durante lo show di Prada. Nel loro caso sono in paillettes: un inno al massimalismo. Coraggiose anche le scelte cromatiche di Aigner, il noto brand tedesco che ha come logo il ferro di cavallo e che ieri ha sfilato una collezione ispirate dal film Indocina con Catherine Deneuve e allo stesso tempo dall'intramontabile look di Romy Schneider negli anni Settanta. Ampie gonne pantalone che si accorciano fino a divenire shorts e maniche a campana dal taglio orientale in colori intensi, caldi e floreali come la senape, l'ebano, il tè rosa, l'arancio, l'ametista e il chianti, tonalità storica della Maison. Bellissime le borse in vero struzzo tinto in spettacolari tonalità di rosso, arancio e ranuncolo.
I colori di Ysl
È lui il fantasma che si è aggirato sulla maggior parte delle passerelle, tra cui quella di Gucci. Maurizio Pecoraro l'ha detto fuori dai denti: «La mostra sul lavoro di Saint Laurent a Parigi mi ha toccato il cuore, la mia collezione viene da lì». Dire che ha fatto bene è poco. I pezzi più riusciti erano quelli in cui comparivano colori fortissimi (viola, ciclamino, arancio e giallo) mescolati con grande coraggio.
Tutti i colori del bianco
Nessuno li ha fatti come Dolce & Gabbana: una poesia.

Certo quell'avorio intenso che Luisa Beccaria chiama «Il colore delle messi mature» nel suo piccolo era un capolavoro come del resto tutti i camicioni entredeux, fluidi e romantici alla maniera di Sarah Moon. Si torna al bianco totale con la bella sahariana bianca proposta da Allegri Milano in una ricercata mischia di lino e cotone dall'aspetto naturale e leggero ma ad alto assorbimento di umidità ed acqua

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