È troppo grande la città per due che come noi...

È troppo grande la città per due che come noi...

Città fatte di spazio e tempo. Di relazioni umane, di meccanismi, progetti, trasformazioni. Città che sono contenitori di vite, sono storia, sono frutto di speculazioni edilizie o del pensiero illuminato di qualche urbanista. Città contraddittorie, illusorie, dove le persone vivono tra difficoltà e aspettative, che guardano al futuro, lo inventano, inesorabilmente. Spazi e tempi metropolitani, in dialogo continuo con gli abitanti che li occupano, con gli architetti che li hanno pensati o con gli artisti che li hanno interpretati. Città a confronto, che prendono forma dietro l’obiettivo di un fotografo.
Sguardi molto diversi, quelli di Giovanni Umicini e Gabriele Basilico. Due mostre ne raccontano i differenti approcci. Il primo ci regala una Padova intima, magica, sofferente. Un luogo pervaso da un profondo senso di solitudine. Città nel tempo, la sua, con scatti che abbracciano un periodo lunghissimo: dagli anni Cinquanta (epoca del suo trasferimento qui dalla nativa Toscana), a oggi: 162 immagini intimiste, concentrate sui volti e sui gesti della gente di strada. Un’umanità che tace, che è cristallizzata nel momento, quasi fino a non appartenere a nessuna epoca. Sono bambini che giocano, spazzini al lavoro, anziani dimenticati, innamorati in bicicletta molto diversi da quelli che avrebbe ritratto Doisneau nella sua Parigi. Qui, nella Padova di Umicini, sembra di intravedere la Roma di Pasolini, fatta di corpi e memoria e dolorosa consapevolezza. Il reporter sembra vivere ogni evoluzione interiore.
Dagli anni del dopoguerra, dove le cose erano semplici e vivaci come le uova vendute all’angolo di una strada o le massaie al mercato in grembiule, fino al Terzo millennio, costituito da situazioni quotidiane più esigenti e frenetiche, dove la società è multiculturale, eppure non siamo diversi da quelli di allora. Guardando questi bianchi e nero rigorosi e materici, scopriamo paesaggi architettonici di sgargiante bellezza. Chiese romaniche e portici umidi di pioggia, piazze e scalinate e strade dove la luce notturna rende tutto più evanescente, dove ogni passante sembra entrare in simbiosi con l’autore, e con lui si muove, si è mosso, in ogni tempo, sempre allo stesso modo.
Città che è più che altro spazio, quella di Gabriele Basilico. All’apparenza si scorgono soltanto file di edifici anonimi, monumenti, prospettive, case, tetti, cavalcavia. In realtà, sebbene in tutta la sua ricerca le persone siano sempre assenti dall’inquadratura, Basilico è interessato all’interpretazione dei luoghi dell’abitare, del vivere, del pensare di ogni giorno. La Bari che emerge dalla mostra allestita nel capoluogo pugliese («Bari 0607», catalogo Federico Motta editore), rispecchia il suo modo di osservare il mondo: da lontano, per capirne le pieghe più profonde. Per entrare nel cuore del paesaggio, l’autore milanese compie un particolare esercizio: si allontana e osserva, restituendoci amplificata tutta la suggestione.
Un metodo visionario, essenziale, come quello di Walker Evans, uno dei suoi maestri di ispirazione. Le inquadrature alle fabbriche di Bari o Milano (vedasi anche la sua rassegna milanese alla Fondazione Catella, «Milano si mostra») sono per Basilico come le farm dell’autore americano, senza ammiccamenti, discrete, piene di rispetto per gli uomini e per gli oggetti. Si concentra sulla complessità e sulla fisicità dei luoghi. Foto perfette dal punto di vista formale, testimonianza di una città che è frutto di molteplici cambiamenti urbanistici e sociologici. Per lui è così Beirut, sono così Montecarlo, New York, Istanbul. È così Bari, fatta di due diverse realtà. C’è l’area moderna, razionale, ordinata, metafisica. Spazio occupato da uno stadio, da un campanile geometrico, dai binari della ferrovia, dalle auto in sosta. E c’è la Bari vecchia con i suoi vicoli, i palazzi signorili, le fontane, le piazze. In una continua sovrapposizione di stili e comportamenti, la città si è formata e continua a disegnare il proprio presente e il futuro, modellandosi sulle esigenze dei suoi tanti mondi.


LE MOSTRE
«Giovanni Umicini. Per Padova», al Museo Civico di Piazza del Santo fino al 13 gennaio. Info: tel. 049.8204518.
«Basilico. Bari 0607», alla Pinacoteca Provinciale di Bari fino al 2 marzo. Info: tel. 080.5412421.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica