Truffa e bancarotta: tre pregiudicati in manette

Avevano rilevato una società edile utilizzando un documento falso di un cittadino realmente esistente, naturalmente ignaro di tutto. Luigi F., pluripregiudicato di 46 anni, Evandro C., 60 anni e Carlo S., 53 anni, sono stati arrestati ieri dagli agenti di Esposizione per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta, truffa, ricettazione, sostituzione di persona e contraffazione di sigilli di Stato.
I tre, avevano ideato un ingegnoso raggiro, svelato dagli investigatori solo al termine di dettagliate indagini, iniziate nel febbraio 2007 su disposizione del pm Stefano Fava. Lo scopo era quello di identificare il malvivente che aveva rilevato la società edile denominata Soccam Srl mediante un documento falso intestato a Massimiliano Lecca, un romano completamente all’oscuro della situazione. L’uomo, infatti, non avrebbe mai potuto immaginare che con le sue generalità erano stati accesi conti correnti presso alcune banche, utilizzando assegni intestati alla predetta società e privi di copertura.
Attraverso un’attività investigativa compiuta analizzando i titoli di credito insoluti, i poliziotti sono riusciti a risalire ai tre e a ricostruire i loro ruoli. Luigi F., (alias Massimiliano Lecca), agiva in qualità di promotore e amministratore prestanome, Evandro C., direttore del «Residence Monte Mario», aveva il ruolo di ideatore, promotore e amministratore di fatto della Soccam Srl, mentre Carlo S., sedicente commercialista, era ideatore e promotore.
Il primo a finire nel registro degli indagati è stato il quarantaseienne, ma verosimilmente domiciliato a Roma, a borgata Finocchio. La società, ancora prima di essere ceduta a Lecca (ovvero Luigi F., ndr.), veniva da tempo amministrata in modo illecito, poiché non era in grado di pagare fornitori e operai e non aveva versato i contributi previdenziali ai suoi dipendenti, per un importo di 238.442 euro. Ma, secondo l’accusa, i tre avrebbero contribuito ad acuire il dissesto finanziario, con operazioni manifestatamente e gravemente imprudenti.
In realtà al timone della Soccam figurava una donna, una dipendente del «Residence Monte Mario», costretta da Evandro C. a comparire come amministratore «pena» il licenziamento dell’albergo. Per il tramite del pregiudicato, provvedeva all’emissione di assegni ai fornitori e alla firma sulle scritture contabili. Carlo S. con Luigi F. avevano pianificato il passaggio delle quote della Soccam presso uno studio notarile dell’Eur e, con gli assegni tratti sul conto corrente della fallita società, avevano acquistato autovetture presso concessionari in zona Borghesiana-Finocchio.


Si è stimato che il passivo della società era di circa 800mila euro, «guadagnati» sempre avvalendosi dello stesso «modus operandi», vale a dire sulle spalle delle vittime che venivano truffate con assegni postdatati intestati alla Soccam e risultati poi insoluti. La banda dovrà rispondere anche di bancarotta fraudolenta, perché della società non esiste alcun bilancio o scritture contabili.

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