È tutta un'altra musica

di Andrea Cuomo

Do re mi fa sol la sex. La musica è cambiata, ma forse è cambiato il mondo che la ascolta. Perfino un mondo un tempo contegnoso come quello della musica impegnata ha scoperto il disimpegno, se non altro nell'estetica. Pianiste in minigonna, trombettiste in tocco dodici, direttori d'orchestra vestiti come Fedez (ma senza la Ferragni tra i piedi), soprano che non rifuggono dall'interpretare i ruoli che lo richiedano (e anche quelli che non lo richiedano) svestite e provocanti.

La musica si fa osé, non potendo cambiare gli spartiti si cambiano i vestiti. I frac restano in camerino, le t-shirt e i jeans strappati finiscono in sala prove, a volte perfino sul palco, i loggionisti un po' si scandalizzano un po' sbirciano, che alla fine sono fatti di carne anche loro. Un ammiccamento al mondo dei giovani, allergici alle liturgie, che se sono appassionati di sinfonie non si presentano più all'auditorium vestiti come i testimoni dello sposo. Il mondo è cambiato, le cravatte non le usa quasi più nessuno, comunque più gli autisti dei politici che i politici stessi, le giacche sono colorate e metrosexual (che non è chi allunga le mani sulla linea rossa), le scarpe sono citazioni con le stringhe. Viviamo in un mondo casual, che non vuol dire sciatto, è il jeans il vero capo passepartout. Così fan tutte, scriveva il «paroliere» Lorenzo da Ponte su musica di Wolfgang Amades Mozart, il salisburghese che un po' punk in fondo lo era e che oggi comporrebbe una roba alla Eminem.

Da parte sua la cucina ha fatto il percorso opposto. Un tempo gli osti e i cuochi (che a chiamarli chef c'era da sbellicarsi dalle risate) erano contadini prestati ai fuochi: sempliciotti che conoscevano benissimo gli ingredienti ma solo quelli del proprio territorio, che ignoravano le texture, le emulsioni e i sifoni, che usavano i licheni per il presepe e i funghi shiitake non li avrebbero mai raccolti. A loro nessuno chiedeva di tenere conferenze, di condurre trasmissioni televisive, di declinare la loro Weltanschauung (welta-che?) attraverso un branzino. Oggi invece eccoli, un po' cucinieri un po' maître (ma á penser), sempre presenti tra i personaggi più influenti, più desiderati dalle donne se uomini (e dagli uomini se donne). I quattro che presentano Masterchef, e dei quali nelle pagine seguenti recensiamo i ristoranti, sono l'esempio più lampante. Fighi anche se non lo sono, eleganti, chic anche con il grembiule sporco di salsa bernaise.

Il classico più classico ormai è il contemporaneo, i dress code non sono più rigidi ma

un'opzione, semmai. Che tu diriga il Concerto per violoncello e orchestra di Sostakovic o mantechi un risotto con zenzero e cacao conterà più il tuo carisma che il tuo abbigliamento. L'abito ormai fa - forse - solo più il monaco.

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