Tutti contro la «tassa Soru» I turisti vip scelgono Portofino

Briatore compra pagine su giornali nazionali e locali per contestare il governatore sardo

Nino Materi

Il problema della «tassa Soru», anzi delle «tasse Soru» è che il presidente della Regione Sardegna si rifiuta di chiamare i questi balzelli con il loro vero nome: patrimoniale. Il governatore stanga i proprietari di case per disincentivare il cemento lungo la costa (salvo poi costruirsi una villa a pochi metri dalla spiaggia, ndr), ma guai a dirgli che così non ha fatto altro che imporre - appunto - una patrimoniale. Soru va su tutte le furie e dice che no, quella non è una patrimoniale. Che cos’è allora? L’ex creatore di Tiscali si fa fumoso e tira in ballo una non meglio precisata «imposta risarcitoria a tutela dell’ambiente e della popolazione sarda». Idem per le altre imposizioni su yacht e aerei contro le quali è nato il «partito di Briatore», un’aggregazione spontanea le cui iniziative promettono di essere frizzanti come le bollicine di una bottiglia di champagne che al Billionaire di Porto Cervo - ammette lo stesso Briatore - «può costare dai 300 ai 1.500 euro». Millecinquecento euro per una bottiglia di champagne, però: lo stesso prezzo di 15 giorni di pensione completa all’albergo «Bellavita» di San Benedetto del Tronto. «Questi sono paragoni che non reggono, nel mio locale si vende un sogno. E i sogni non hanno prezzo. - ribatte l’ex fidanzato di Naomi Campbell -. La verità è che la cosiddetta “tassa sul lusso” danneggia gravemente l'economia sarda anziché aiutarla». A dare ragione a Briatore sono gli operatori marittimi secondo i quali agli approdi esclusivi della Sardegna, gli yacht e le navi da crociera quest'estate preferiscono il Tigullio e soprattutto Portofino, dove il passaggio delle barche superiori ai trenta metri, rispetto all'anno scorso, è aumentato del 20 per cento. Merito delle ottime condizioni meteo, ma non solo, perché all'origine dell'affollamento del mare della Liguria c'è soprattutto «l'effetto Soru». Dopo l'entrata in vigore della «tassa sul lusso», infatti, armatori italiani e stranieri hanno deciso di «boicottare» le calette sarde e rimanere in Riviera. La conferma viene da Massimiliano Pesto, che gestisce la «Christina O.», la nave da crociera un tempo di proprietà dell'armatore greco Aristotele Onassis: «Molti hanno scelto di togliere dal loro itinerario la Sardegna e gli attracchi più caratteristici, come Cala di Volpe». A partire dal primo giugno e fino al 30 settembre, tutte le navi in arrivo nei porti sardi devono infatti versare un'imposta che varia dai mille fino ai 20mila euro giornalieri per i megayacht che vogliono avere un numero illimitato di approdi. «Solo a Portofino - continua Pesto - la presenza di megayacht è cresciuta del 20 per cento. C'è un grande movimento marittimo nel Nord Tirreno e le mete principali quest'anno sono la Sicilia, la Corsica, la Croazia e la Liguria. Ma non la Sardegna».
Intanto Briatore, a nome di tutti i turisti vip dell’isola, ha comprato intere pagine su giornali nazionali e locali per cantargliele a Soru: «La tassa sul lusso porterà sviluppo e ricchezza a Francia, Grecia, Spagna, Croazia?. Certo non alla Sardegna!», scrive Briatore. Iscritti d’ufficio al «partito di Briatore» anche personaggi bozzettistici come Marta Marzotto («Soru sbaglia: perché colpire solo il lusso? A Venezia pagano tutti») e Jerry Calà («Questa tassa non mi sembra un colpo di genio, puzza di populismo»).
Pittoresca anche la presa di posizione del sindaco di Arzachena, Pasquale Ragnedda: «In Sardegna i ricchi portano i soldi, invece i poveri portano solo inquinamento».

Da quando Soru si è inventato queste tasse le presenze sull’isola sono crollate...».
Dati contestati da Legambiente: «In Costa Smeralda non c'è nessuna crisi del turismo di lusso». Oggi al Billionarie è in programma un gran gala, ma Soru non ama la mondanità.

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