Tutti i colori del rosso. I viaggi artistici di Pellegrin

«Uso oggetti che hanno un’aura. Nell’opera ogni oggetto mantiene allo stesso tempo un significato materiale e uno spirituale». Parole di Maurizio Pellegrin che inaugura la mostra Tutto il rosso del mondo allo Studio Giangaleazzo Visconti di Corso Monforte 23 aprendo così la stagione di tutte le esposizioni delle gallerie milanesi.
L’artista ha montato con rigore una serie di costellazioni di oggetti su una delle pareti della galleria tenendo presente che lo spazio è molto grande, gli elementi apparentemente non in relazione da un punto di vista stilistico, uniti ad altri materiali e di altra dimensione conferiscono all’esposizione una sorta di firmamento che ha all’interno un suo codice geometrico. Pellegrin colma di significati segreti il materiale raccolto nei suoi viaggi e in questo modo accompagna idealmente lo spettatore attraverso un percorso che parte dall’Africa e che attraversa la Cina per arrivare al Giappone culminando a Venezia.
Transito e scorrimento è il titolo dell’opera che comprende aeroplani, oggetti che simbolicamente incarnano la grande metafora del movimento che creano un filo conduttore a tutto il suo lavoro. Aerei lignei, cucchiai di bronzo, imbuti, frustini, piccole sfere di filo vengono liberati dalla loro funzione di oggetti per esercitare una propria energia fatta di tempo e spazio per poi essere affiancati a collages di fotografie, ritratti di donne e uomini, tavolette del XVII secolo dipinte che trasformano la staticità dell’oggetto rendendolo un simbolo in moto perpetuo. Per dare vita al loro stesso ritmo gli oggetti sono accuratamente ordinati portando il visitatore a cambiare costantemente ottica, una sorta di avidità di immagini che associata al piacere di riceverle portano nel giro di pochi minuti a nuove letture, a nuovi pensieri, a un nuovo modo di pensare e soprattutto a un nuovo modo di usare gli occhi.
La passione per il mondo visibile dell’artista sottolinea la sua profezia per alcune preferenze estetiche e la sua concezione di «simbolismo». «Tutto è una metafora - spiega il nobile titolare della galleria, Giangaleazzo Visconti - perché ogni cosa ha una sua interpretazione, una forma, un disegno più grande: insieme i frammenti di Maurizio Pellegrin riportano dai suoi viaggi suggestioni e immagini di una nuova cosmologia di seducente bellezza. A guidare lo spettatore e ad accompagnare l’artista veneziano è il colore rosso, il colore della forza, dell’azione, della passione, del movimento e del sentimento, della vita insomma».
Nato nel 1956 a Venezia, l’artista vive e lavora tra la Serenissima e New York dove è docente di pittura e critica delle Arti alla New York University, della quale è anche direttore del «Venice Program Master in Art», ma anche docente di scultura e fenomenologia delle arti al TC della Columbia University sempre di New York. Un particolare amore Pellegrin lo ha anche per la sociologia.

Al suo attivo, 150 mostre personali e 400 collettive nei maggiori musei e gallerie private nel mondo.
La mostra, allo Studio Giangaleazzo Visconti in corso Monforte 23, terminerà il 15 gennaio, con i seguenti orari: lunedì-venerdì dalle 11.30 alle 19.

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