Dunque tutto come previsto. Carlo Conti presenterà il Festival di Sanremo del 2025 e ne sarà pure direttore artistico. Il contratto al momento è per due anni ma il prossimo sarà comunque quello decisivo perché, dopo l'era di Amadeus, il confronto sarà feroce, anche se sterile. Ogni conduttore fa gara a sé e, senza dubbio, il nuovo corso porterà cambiamenti e variazioni che disinnescheranno questo pericolo.
Sarà il «Carlo Conti quater», visto che lui ha già condotto il Festival per tre volte (2015, 2016, 2017) e sarà anche quello del settantacinquesimo anniversario, mica bruscolini. «È anche un bel modo per festeggiare i miei primi 40 anni di Rai, il primo contratto risale a giugno 1985» ha spiegato lui al Tg1 di ieri mattina prima di entrare nel dettaglio: «È ufficiale da oggi, si inizia a lavorare e ci sono degli step ben precisi: adesso c'è la cosa più importante, che è il regolamento, poi inizieremo ad ascoltare le canzoni delle nuove proposte, poi quelle dei big e come ultima cosa cercherò di capire la squadra con me sul palco per la presentazione e tutti gli ospiti e quello che ne deriva». Una decisione che la Rai ha preso all'unanimità come aveva confermato l'ad Roberto Sergio postando la foto insieme al conduttore e al dg Rossi con la didascalia «I Conti tornano sempre».
E, a Conti fatti, è probabilmente la soluzione migliore per un periodo di transizione in attesa del rinnovamento che soprattutto i social richiedono a furia di hashtag ma del quale, per dirla tutta, non si sente così tanto il bisogno. D'accordo per la musica, che deve essere attuale e contemporanea e non soltanto vincolata a cliché ormai vetusti. Ma questo problema è stato ormai superato e onestamente l'età anagrafica del conduttore è un problema marginale in qualsiasi evento, compresi Grammy Awards o Oscar che non sono certo presentati da ragazzi della Generazione Z in tuta e auricolari. Comunque, fatto il conduttore, ora tocca fare il cast. Per tutti il primo pensiero è stata la possibile partecipazione anche dei grandi amici di Carlo Conti, ossia Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello. Invece no: «Credo non ci saranno, almeno non in presenza fissa - ha detto - Penso di andare avanti con l'idea di alternare tutte le sere qualcosa di diverso. E poi facciamo troppe cose insieme, non li sopporto quasi più quei due...». In sostanza, a Carlo Conti tocca un compito importante che per la Rai è importantissimo: conservare Sanremo al centro degli ascolti e dell'attenzione. Non è una sfida da poco.
Ma forse, oggi, lui è la persona più adatta a combinare tutte le variabili festivaliere. Il cast attento alla Gen Z, che non vuol dire solo cantanti giovanissimi ma cantanti che piacciano anche ai giovanissimi (vedi i Ricchi e Poveri, oggi forti anche su TikTok). La calibratura tra nostalgia, tradizione e innovazione. L'esigenza di dare comunque un «imprimatur» alla propria edizione, qualcosa che la renda riconoscibile nel tempo. Non a caso l'annuncio è stato dato già a fine maggio, nonostante si pensasse di comunicare la notizia durante la presentazione dei palinsesti a Napoli all'inizio di luglio.
L'obiettivo è rendere noto a tutti che, da questo momento, Carlo Conti è ufficialmente il referente del Festival di Sanremo, la persona che, con i propri autori, può fare le selezioni delle canzoni, avere rapporti con le case discografiche e i vari management, iniziare o avviare i contatti con le star straniere. Lui ha subito spiegato (al Tg1 del mattino e pure a quello dell'ora di cena) che la musica «sarà al centro. La musica attuale, quella che piace, speriamo di fare un bel lavoro e di continuare questa meravigliosa tradizione di questo evento che mette tutti insieme». Arriveranno ospiti, naturalmente, magari super come potrebbe essere Vasco Rossi.
In ogni caso, Carlo Conti parte con il piede giusto e la benedizione dell'ambiente, a partire da Enzo Mazza della Fimi («Conti è un professionista che ha aperto la strada anche ai grandi risultati di Amadeus») e da Fiorello, che è stato tra i primi a congratularsi. Ottima partenza, quindi.
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