È passato un mese dalla rottura tra La7 e Massimo Giletti, un giallo accompagnato da voci e indiscrezioni di ogni tipo. Tra i rumors sui costi del programma e il possibile ritorno in Rai del giornalista, non sono mancati i rumors. Il conduttore da tempo si occupava di mafia, in particolare dei rapporti tra Cosa Nostra, politica e grande imprenditoria: dalla presunta “trattativa” alle stragi degli anni Novanta, diverse le questioni scottanti affrontate a “Non è l’arena”. Ed emerge un dettaglio in più in una teoria che vedrebbe l’editore Urbano Cairo nei panni del censore.
“Giletti censurato da Cairo, ecco perché”
A un certo punto è trapelato che, nelle puntate preventivamente bloccate, Giletti avrebbe acceso i riflettori su personalità di spicco del mondo imprenditoriale. Secondo quanto riportato da Gente, il conduttore aveva scritto l’introduzione al libro “Attacco allo Stato” di Ferruccio Pinotti – pubblicato da Solferino, ovvero Cairo – ma il testo sarebbe stato sbanchettato poco prima della stampa, con il nome di Giletti scomparsa dalla copertina. E per il settimanale non sarebbe una coincidenza.
Nel testo censurato, Giletti torna su Mezzojuso e di conseguenza sulla presunta “trattativa” tra Stato e mafia per fermare le stragi, sull’agenda rossa di Borsellino e così via. Poi un accenno ai fratelli Graviano, sui quali il conduttore ha intervistato a lungo Salvatore Baiardo, “protagonista indiscusso di alcune ricostruzioni su temi di mafia del mio programma” nonché collaboratore storico della famiglia mafiosa, noto per aver profetizzato la malattia e la resa di Matteo Messina Denaro. Giletti pone l’accento sui rapporti “profondamenti intrecciati” tra politica e potere, mafia e antimafia, informazione e depistaggi:“Quella stagione è un labirinto storico-investigativo ed è la metafora del Cretto di Burri nella valle del Belice, un dedalo di vie che non portano da nessuna parte. In questo incrocio di misteri e poche certezze, sembra non si riesca a trovare la luce per illuminare il sentiero che porta alla verità”. E ancora, Giletti si sofferma sugli intrallazzi tra criminalità organizzata e realtà esterne:“Credere che Cosa nostra sia ancora quella della coppola e della lupara vuol dire depistare per l’ennesima volta”, il suo j’accuse.
Per il momento né Giletti né Cairo hanno commentato la vicenda, ma l’indiscrezione rilanciata da Gente non lascia spazio a mezze misure. Soprattutto perché le voci di un ritorno in Rai del giornalista non si stanno concretizzando e anzi si parla di un raffreddamento.
La replica di Cairo al Giornale.it
Alessandro Bompieri, direttore Generale News RCS MediaGroup, fa sapere al Giornale.
Urbano Cairo non era a conoscenza del fatto che la prefazione era stata chiesta a Giletti, né tantomeno del fatto che era stato deciso di non pubblicarla".
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