Uccide il vicino di casa a colpi di spranga Dopo 2 giorni è al lavoro: graziato dal gip

VicenzaUccide il vicino fracassandogli il cranio con un piede di porco e un paio di giorni dopo torna al lavoro col beneplacito del giudice. Detta così è un po’ cruda, ma la decisione presa dal gip del tribunale di Vicenza, Massimo Gerace, di concedere, a stretto giro di delitto, gli arresti domiciliari a un omicida reo confesso sta scatenando un vespaio di polemiche.
Su quel che è successo non ci sono dubbi. Venerdì sera Tiziano Zordan, 40 anni, operaio di Cornedo Vicentino, dopo tre anni di continui litigi col vicino di casa, Flavio Sartori, 58 anni, perde la testa. Mentre sta cenando col figlio di 17 anni, in attesa del ritorno della moglie e del figlio più piccolo di 12, cade a terra il rotolo di una pellicola di nylon. Fa un po’ di rumore, quanto basta per far andare su tutte le furie il vicino che, come testimoniano i problemi già segnalati ai carabinieri da chi ha abitato quella porzione di bifamiliare prima di Zordan, è molto più suscettibile del normale. E lo stesso Zordan, dopo tre anni di rapporti tesi, ha già avviato le pratiche di vendita di quella casa che gli stava rovinando l’esistenza.
Ma venerdì la vita se la rovina definitivamente. All’ennesimo insulto del vicino di casa, per l’ennesimo futile motivo, Zordan decide di chiudere la questione. Scende imbufalito nel seminterrato e trova il vicino che continua a insultarlo. Dagli insulti si passa alle mani, i due si prendono a spintoni, a pugni. Ecco, a quel punto a Zordan si spegne la luce. Gli altri vicini hanno sentito le grida lancinanti del pensionato e sono accorsi. Hanno trovato Sartori in un lago di sangue (morirà qualche ora dopo all’ospedale di Vicenza) e il suo assassino in stato di incoscienza. Al giudice racconterà più tardi di ricordare gli insulti e i pugni ma nulla di quel che è accaduto dopo. I carabinieri hanno appurato che l’operaio ha trovato un piede di porco e ha cominciato a colpire Sartori che, da poco in pensione, viveva con la moglie nella casa di via Giarette a Cornedo.
Tutto drammaticamente chiaro. Ma per il giudice non c’è pericolo di reiterazione del reato, non c’è pericolo di fuga, né, tanto meno, di inquinamento delle prove.

Arresti domiciliari, dunque, con l’accortezza di considerare domicilio la casa dei suoceri e non quella dove sta consumando il proprio dolore la moglie della vittima. Potrà tornare a fare l’operaio attrezzista in una ditta di Brogliano. In attesa che la giustizia faccia il suo corso.

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