Ue e Usa sospendono gli aiuti all’Anp di Hamas

Forse una parte dei finanziamenti sarà convogliata nelle casse delle agenzie umanitarie dell’Onu

Ue e Usa sospendono gli aiuti all’Anp di Hamas

Gian Micalessin

Hamas vagheggia e tergiversa, l'Europa no. Gli Stati Uniti neppure. Mentre il ministro degli Esteri Mahmoud Zahar si smentisce per la seconda volta in una settimana accennando alla soluzione dei due Stati e rimangiandosi tutto poche ore dopo, la Commissione europea congela i finanziamenti all'Autorità palestinese. E lo fa senza neppure aspettare la riunione dei ministri degli esteri fissata per lunedì prossimo in Lussemburgo. Poche ore dopo anche Washington annuncia il blocco di 300 milioni di dollari destinati al finanziamento dell'Autorità palestinese. Un comunicato del Dipartimento di Stato fa sapere che il principale obiettivo della decisione è impedire ad Hamas di utilizzare quei soldi. I portavoce hanno anche specificato che una parte consistente di quella somma verrà convertita in aiuti umanitari gestiti dall'Onu.
«Per il momento non vi sarà alcun pagamento all'Autorità palestinese», ha detto ieri Emma Udwin, portavoce della signora Benita Ferrero Waldner, commissario per le relazioni esterne dell'Unione europea. «Dobbiamo assolutamente preparare alcune variazioni nelle modalità di quel finanziamento», ha spiegato il ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier ricordando che il governo di Hamas non ha aderito a nessuna delle richieste della comunità internazionale. Come ha poi spiegato un anonimo funzionario britannico, i ministri degli Esteri ratificheranno lunedì la decisone già presa e valuteranno eventuali soluzioni alternative per sostenere la popolazione palestinese.
I ministri degli Esteri europei con tutta probabilità seguiranno l'esempio degli Stati Uniti convogliando una parte dei finanziamenti nelle casse delle agenzie dell'Onu e delle diverse Ong che operano a Gaza e Cisgiordania. La decisione della Ue, probabilmente concordata con gli Usa, lascia nelle pesti il neonato governo di Hamas guidato dal premier Ismail Hanye. Due giorni fa il premier aveva ammesso di non aver un soldo in cassa e di non esser in grado di pagare gli stipendi di oltre 140mila dipendenti dell'Anp. Ma l'Europa non ha dato ascolto al suo implicito appello e stando alla spiegazione fornita ieri dalla Udwin ha deciso di adottare una «politica di massima prudenza». Leggendo le varie dichiarazioni si comprende che la Commissione e i rappresentanti dei 25 non sono assolutamente soddisfatti dal comportamento adottato dal nuovo esecutivo palestinese. Hanye e i suoi - dal punto di vista della Commissione - non hanno compiuto il minimo passo verso le tre cruciali condizioni definite dal Quartetto diplomatico per l'avvio di normali relazioni diplomatiche. I ministri di Hamas non hanno fino a oggi né riconosciuto Israele, né rinunciato alla violenza, né ratificato i trattati approvati in passato dall'Anp.
La reazione del nuovo esecutivo al diktat della Commissione è stata, tuttavia, quanto mai dura. «Non accetteremo questo tipo di ricatti, il governo di Hamas è stato eletto democraticamente e questa decisione finirà con il punire tutto il popolo palestinese», ha dichiarato il portavoce governativo Ghazi Hamad. Il ministro degli esteri Mahmoud Zahar ha subito aggiunto che la decisione della commissione, oltre «a danneggiare la credibilità dell'unione», rischia d'innescare un boicottaggio dei prodotti europei da parte del mondo arabo e islamico.
Ma lo stesso Zahar è - in un certo senso - all'origine della scarsa fiducia europea. Dopo la smentita alla sua lettera al segretario dell'Onu Kofi Annan in cui - secondo alcune indiscrezioni - faceva riferimento ad una coesistenza pacifica con i paesi confinanti e alla soluzione di due stati, Zahar ha concesso un'intervista al Times censurata poche ore dopo la pubblicazione dal vicepremier Naser Al Shaer. «Discutiamo la soluzione dei due Stati, vogliamo sapere cosa intendano esattamente», aveva dichiarato al quotidiano inglese Zahar alludendo a una possibile discussione con i rappresentanti del Quartetto. «Questo discorso non è assolutamente corretto - ha obiettato Al Shaer - Hamas non intende cambiare il proprio pensiero e non introdurrà cambiamenti capaci di privargli l'appoggio dei suoi elettori».


Ieri, intanto, è continuata nei Territori lo stillicidio di incidenti tra palestinesi e israeliani. Il più grave è avvenuto a sud di Gaza dove quattro militanti di un gruppo armato palestinesi sono stati uccisi all’interno della loro auto centrata da un razzo israeliano. È morta anche una bambina.

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