Ulian, designer artigiano tra creatività e ironia

La mostra «Paolo Ulian. Tra gioco e discarica» conclude il primo ciclo dedicato al design italiano contemporaneo nello spazio del Creative Set del Triennale Biennale Museum di viale Alemagna 6, fino al 28 febbraio. L’esposizione comprende un’ampia sezione di progetti, curata e allestita da Enzo Mari, che ben documentano il lavoro di Ulian, caratterizzato da una sorta di intima discrezione sia formale che funzionale. Attraverso gesti progettuali poco visibili e financo minimi, per nulla vistosi o invasivi, Paolo Ulian dimostra come, attraverso l’ironia e la leggerezza, si possa in maniera efficace esprimere la propria personale visione del mondo. Dietro il progetto del designer esiste un denominatore comune e un vero e proprio «filo rosso»; le opere selezionate sono infatti articolate in quattro gruppi: contestare lo spreco della discarica, minimizzare lo scarto, reinterpretare oggetti esistenti e svelare il gioco del design. Le opere del primo gruppo possono essere considerate come esemplari unici, prototipi realizzati da un artista che è intimamente e concretamente anche artigiano, mentre altre esecuzioni sono entrate in produzione su più larga scala. Tra gli esempi della progettazione di Ulian, l’anello-spazzolino da dito «Brush Ring», o il biscotto da dito «Finger Biscuit», oppure il fiammifero «Double Match», che si deve impugnare al centro e si accende due volte consecutive. Ma c’è anche «Handle», l’etichetta da vino che si trasforma in maniglia per poter trosportare una bottiglia semipiena dal ristorante a casa e ancora, tra le curiosità, un tappeto da bagno «Mat-Walk» con tanto di pantofole incorporate e una ciabattiera balneare «Print», che lascia impressa la sua impronta sulla sabbia. «Ulian non pensa mai in modo esclusivo, né all’oggetto e neppure al soggetto che lo utilizza, ma al momento e al modo in cui le due entità entrano in contatto e in relazione. In questa modalità, la sua progettualità trova una delle sue cifre più esclusive e peculiari. Tanto da avere voglia di definire il suo lavoro come un esempio alto, elegante e originale di design relazionale», scrive sul catalogo edito da Electa Silvana Annicchiarico, curatrice del saggio introduttivo e direttrice del Triennale Design Museum. Con Paolo Ulian (Carrara, classe 1961), seguace di Getullio Alviani e Luciano Fabbro all’Accademia di Belle Arti di Carrara, ma diplomato a Firenze in Industrial Design, si conclude dunque il primo, fortunato ciclo espositivo dedicato al nuovo design italiano contemporaneo, reso possibile grazie al contributo di Mini, una collaborazione che proseguirà per tutto il 2010. Tornando al nostro protagonista, è doveroso spiegare perchè Milano è diventata la sua «seconda casa»: qui infatti l’artista carrarese ha cominciato a lavorare con Enzo Mari e ha aperto la propria attività con il fratello Giuseppe. Sotto la Madonnina è cominciata una carriera cge, tra l’altro, gli è valsa fino ad oggi numerosi premi e riconoscimenti a livello internazionale.

La mostra di Ulian è aperta tutti i giorni escluso il lunedì, e visitabile con il medesimo biglietto valido per tutte le mostre dell’Ente di via Alemagna 6. Il giovedì apertura fino alle 23 (info: wwwtriennaledesignmuseum.it).

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