Ultimo orrore: down come bombe umane

Troppo facile parlare alle vostre viscere ricordando che le due stragi di ieri a Bagdad le hanno compiute due ragazze completamente inconsapevoli, down dalla nascita, imbottite di esplosivo come se fosse un gioco, fatte saltare da un telecomando a distanza manovrato dagli assassini vigliacchi. Eppure bisogna dirlo che, anche nel terrore e nell’odio che muovono ogni azione degli uomini di Al Qaida, ci sono stadi differenti di scelleratezza e di abbrutimento. Il mercato di Ghazil, che è centro di compravendita per i più poveri del giorno di festa, il venerdì è sempre pieno di gente. L’ordigno è esploso nel momento di maggiore afflusso. L’effetto terrore deve essere prima di tutto visivo, tattile, il sangue e i pezzi di membra squarciate devono volare, sfiorare la gente che fugge gridando. Solo così la volta seguente avranno paura di uscire, e mai ci sarà una parvenza di normalità, quella che a Bagdad si comincia a sentire sul serio. Il secondo attentato è stato compiuto al mercato degli uccelli di Al Jedida, un sobborgo nella parte sud-orientale della città. Anche qui una grande fiera affollata nel giorno di festa, e una terrorista che si fa esplodere nella folla, morendo atrocemente lei per prima. Ma, come l’altra, non è una kamikaze vera, perché con loro i mostri non si sono nemmeno preoccupati di un periodo di lavaggio del cervello, di un plagio. Rapite, riempite di esplosivo, mandate a tentoni alla fine straziante, le prime vittime sono loro due.
Approfittiamo allora della dolorosa occasione ricordando che grazie al nuovo comandante americano, Petreus, il fronte della guerra in Irak è cambiato profondamente da almeno sei mesi, ma in pochi lo hanno scritto o mostrato, perché l’Irak che esce dal pantano non si porta, meglio continuare a parlar male di George W. Bush.
Il 2008 in Irak è cominciato anche meglio. L’antica Mesopotamia negli ultimi trent’anni ha sopportato solo guerre. Il Paese è diviso a metà tra sciiti e sunniti, ma ci sono anche i curdi, furiosamente indipendentisti. Gli ultimi ostinati baathisti non vogliono rassegnarsi alla sconfitta dopo tanto potere incontrollato, le loro vittime passate, gli oppressi i cui fratelli sono stati ritrovati a migliaia nelle fosse comuni, cercano vendetta; l’ultima divisione furibonda è tra quelli che ammirano l’Occidente e gli altri che sono fanatici dell’Iran. Il terrorismo internazionale di matrice islamica qui aveva trovato uno sfondo ideale per poter operare senza troppi oppositori.
Ma ora le due principali fazioni sciite, lo Sciri di al-Hakim e le brigate al-Mahdi di Muqtada al-Sadr, hanno annunciato la pace. Assieme alla maggioranza sciita si schiera anche il movimento degli «Awakening Councils», formato dai capi tribù sunniti, più di 80mila. Dicono di voler sconfiggere una volta per tutte il terrorismo di matrice sunnita, con l’ausilio delle forze statunitensi, e di voler costruire insieme la stabilizzazione.

Per ora funziona e potrebbe respingere definitivamente la rete che chiamiamo Al Qaida, portare in tempi rapidi al processo di democratizzazione che la maggioranza della popolazione si aspettava e sperava già dall’estate del 2003.
Per questo mancano i volontari al martirio in nome di Allah, e ai terroristi non resta che rapire due disabili.

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