Unici, chic e complicati Il tempo degli orologi non passa mai

Oltre 20mila operatori al «Salon International de la Haute Horlogerie» di Ginevra. Hermès esordisce tra gli espositori

Alla conclusione di un grande evento, si dice sempre che «le luci si sono spente» su di esso. E, effettivamente, è così, per il Salon International de la Haute Horlogerie, terminato il 19 gennaio, ma oggi, ormai, come affermato dal Presidente del Salone, Fabienne Lupo, «ci troviamo di fronte ad un nuovo approccio, in cui, oltre alle migliori condizioni per presentare il prodotto e sviluppare business, cerchiamo di offrire alle Maison partecipanti, la migliore vetrina in termini di comunicazione e visibilità». Conseguentemente, il sipario sull'appuntamento ginevrino dell'alto di gamma orologiero, è tuttora ben alzato, in virtù di una full immersion nell'universo digitale, imprescindibile nell'era contemporanea che, oltre ai 20.000 operatori invitati e ai 1.500 giornalisti accreditati, ha permesso ai protagonisti dell'evento di raggiungere una platea stimata in circa 290 milioni di persone. Insomma, un'eco sempre più planetaria, per una manifestazione che, ancora una volta, ha saputo rinnovarsi, modificando strutturalmente le aree d'accoglienza, rendendole più funzionali e, in particolare, introducendo il concept «SIHH live», nell'ambito del quale un auditorium pensato come uno studio televisivo ha ospitato presentazioni, incontri con i CEO, conferenze, il tutto trasmesso in tempo reale su diversi canali di comunicazione. Entrando nello specifico, in questa 28 a edizione sono state 35 le Case coinvolte, cinque in più dello scorso anno, distribuite su 55.000 mq; ben 17 sono state concentrate nello spazio dedicato ad artigiani-creatori e a Maison-laboratori indipendenti, chiamato «Carré des Horlogers», che ha visto l'esordio, tra gli altri, di Ferdinand Berthoud e di F.P. Journe con la linea Elegante. La new entry di richiamo, tra le altre 18 Maison, è stata Hermès, forte di una tradizione orologiera che affonda le sue radici nel 1912: agli iconici Arceau e Cape Cod, si è aggiunta la rivisitazione del Carré H, dal design minimal chic. Evidentemente, non sono mancati esercizi sofisticati di micromeccanica complicata, seppur in un contesto che, sulla scia dello scorso anno, ha continuato a prediligere collezioni e modelli calibrati su di un uso più quotidiano e meno «eccezionale», sempre in rapporto all'immagine e al posizionamento di ogni brand. A far la parte del leone, Greubel Forsey che, accanto al tourbillon con triplo fuso GMT Earth (tre domande di brevetto), ha proposto l'affascinante Différentiel d'Egalité (distribuzione costante di energia dal bariletto all'organo regolatore). Ecco, poi, il Royal Oak RD#2 di Audemars Piguet, Calendario Perpetuo Ultrapiatto in platino (il più sottile al mondo con movimento a rotore centrale, spesso soli 2,89 mm), il Freak Vision di Ulysse Nardin in platino con movimento lineare che governa le macrolancette sul quadrante (bilanciere in silicio con masse in nickel) e innovativo sistema di ricarica Grinder (fornisce al sistema automatico il doppio della coppia rispetto ad un rotore tradizionale).

Chiudiamo con l'ennesimo «talking piece» di Richard Mille, il RM 53-01 Tourbillon Pablo Mac Donough, dedicato al campione argentino di Polo, studiato per resistere alle straordinarie sollecitazioni di questo sport (da segnalare il vetro composto da due strati di zaffiro, la cassa in carbonio TPT ® e il movimento sospeso su cavi in acciaio da 0,27 mm di diametro) e con l'IWC Portugieser Constant-Force Tourbillon Edition 150 anni, uno dei modelli realizzati dalla Casa di Sciaffusa per celebrare il proprio 150° anniversario, che riunisce un tourbillon con meccanismo a forza costante integrato alle fasi lunari astronomiche.

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