Un'idea senza storia

La proposta di affiancare al tricolore, nelle cerimonie ufficiali, le bandiere regionali, e di solennizzare questa novità con una modifica costituzionale, è coerente con precedenti iniziative della Lega da gran parte dello schieramento politico considerate provocatorie. Federico Bricolo, presentatore della legge, ne ha voluto attenuare l’impatto spiegando che non v’è in essa nulla di eversivo. Si tratta soltanto di dare rappresentazione simbolica alla nuova identità federalista italiana: sull’esempio di quanto è stato fatto in altri Paesi. La discussione è ovviamente aperta, e si aggancerà di sicuro a quella sulle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’Unità. A mio avviso la sortita del Carroccio è criticabile non per il suo contenuto antiunitario, ma per la debolezza dei suoi fondamenti storici. Le regioni - istituto che, tranne le regioni a statuto speciale, ha preso forma nel 1970 - hanno radici poco profonde nella sensibilità popolare, evocano eventi che - in un Paese immemore anche della sua storia nazionale - sono dimenticati. Il Comune, o la Contrada, smuovono gli animi molto più di piccole patrie ignorate. Non ci si commuove molto per l’inno di Mameli e per lo sventolare della bandiera bianca rossa e verde, figuriamoci i fremiti per inni e bandiere di serie b, sconosciuti ai più. Dall’interno della maggioranza, che della Lega ha bisogno, sono già venute e continueranno a venire, insieme a sommesse rampogne per l’ennesima sparata, anche le spiegazioni di rito. Bossi e i bossiani, si ripete, sono fatti così: sentono il bisogno d’affermare continuamente la loro matrice ideologica, si esibiscono senza stancarsi in gesti che sembrano di rottura, ma che poi in buona sostanza risultano, il più delle volte, soltanto declamatori. Credo che questa interpretazione riduttiva di certa teatralità del Carroccio sia fondata e sensata, e che suonino piuttosto ipocrite - soprattutto da parte di movimenti e partiti che toricamente non hanno mai avuto molto a cuore i valori nazionali - il dare addosso ai nemici della Patria. Fatte tutte le necessarie riserve su detti e atteggiamenti leghisti, va onestamente riconosciuto che dopo decenni di melassa retorica il Senatùr ha saputo porre sul tappeto, e imporre a una classe politica pigra, problemi per troppo tempo trascurati. Questa capacità innovativa della Lega ha meritato e merita, a mio avviso, rispetto se non ammirazione.

Non ne meritano altrettanta - o non ne meritano per nulla - alcune sue pulsioni disgregatrici o ribellistiche che erano ancora comprensibili nel piccolo partito degli esordi bossiani, che possono tuttora manifestarsi - la scena vuole la sua parte - a Pontida, ma che non dovrebbero essere oggetto di una proposta di legge presentata da un partito di governo. Il governo, sottolineiamolo una volta per tutte, dell’Italia intera.

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