Unipol, la procura adesso indaga su tutte le telefonate Ds-Consorte

I pm di Milano vogliono acquisire i cd-rom contenenti le conversazioni non ancora trascritte con l’ex manager. E il Gip potrebbe sentire Fassino, D’Alema e Bersani, come previsto per i deputati

Enrico Lagattolla

da Milano

Il vaso delle inchieste «Antonveneta» e «Unipol» torna a scoperchiarsi. Questa volta, a finire nel mirino dei magistrati milanesi è il mondo della politica. Dagli armadi blindati della procura, infatti, usciranno a breve alcuni documenti inediti. E, pare, rilevanti. Si tratta dei cd-rom che contengono le conversazioni intrattenute tra alcuni parlamentari e i principali indagati delle scalate bancarie.
Conversazioni non ancora trascritte, di cui ora i pm vogliono chiedere l’acquisizione. In particolare, avrebbero suscitato l’interesse della procura le telefonate tra Giovanni Consorte, ex presidente della compagnia della Lega delle cooperative, e i vertici diessini: dal presidente Massimo D’Alema, al segretario Piero Fassino, fino all’attuale ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani. Che, su iniziativa del gip Clementina Forleo, potrebbero presentarsi in tribunale per chiarire la propria posizione durante l’udienza preliminare.
A settembre (anche se la data precisa non è ancora stata stabilita) si dovrebbe assistere a una sfilata di nomi eccellenti al settimo piano del Palazzo di giustizia. In base all’articolo 68 della Costituzione, infatti, perché i magistrati possano acquisire delle telefonate che chiamano in causa i parlamentari (ed è questa l’intenzione della procura di Milano) è necessaria l’autorizzazione delle Camere. Secondo prassi, i pm titolari dell’inchiesta - Francesco Greco, Eugenio Fusco e Gilia Perrotti - consegneranno al gip le registrazioni. Spetterà a quest’ultimo, a quel punto, inoltrare formale richiesta di autorizzazione al Parlamento. Prima di fare questo, però, il giudice Forleo fisserà un’udienza per sentire i diretti interessati affinché possano - eventualmente - far valere le proprie ragioni.
Tuttavia, il fatto che la la Procura abbia deciso di utilizzare l’enorme mole di documentazione finora rimasta «blindata», potrebbe essere il segnale che in quelle telefonate ci siano elementi utili alla prosecuzione delle indagini sulla contiguità (più o meno illecita, ed è questo che dovrà essere stabilito) tra mondo della politica e «furbetti del quartierino». Perché qualcosa, delle telefonate tra gli uomini della Quercia e i vertici di Unipol, era già trapelato. In primis, l’«imbarazzante» colloquio tra Piero Fassino e Consorte («E allora, siamo padroni di una banca?», domanda il 18 luglio dello scorso anno il segretario Ds al presidente Unipol, quando ormai l’acquisizione di Bnl sembrava cosa fatta), già pubblicata il 31 dicembre scorso da Il Giornale. Ma oltre a quella conversazione, ce ne sarebbero altre che chiamano in causa D’Alema, che in diverse occasioni ha ammesso di aver avuto contatti telefonici con Consorte nel periodo della scalata di Unipol alla Bnl. E, sempre di quel periodo, sarebbero altre telefonate tra gli ex vertici di via Stalingrado e il responsabile economico dei Ds Pier Luigi Bersani. Tutti intercettati - indirettamente - mentre parlavano con Consorte, direttamente intercettato dalle Fiamme gialle.
Il caso Unipol, dunque, torna a imbarazzare la Quercia. Ma nemmeno la vicenda della scalata della Bpi di Gianpiero Fiorani ad Antonveneta è del tutto chiusa. Il giudice Forleo, infatti, potrebbe chiedere chiarimenti anche all’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ancora una volta, un dialogo al cellulare. Quello del 12 luglio 2005, la sera in cui l’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio diede il via libera alla scalata di Lodi sull’istituto padovano. Una conversazione con Fiorani, che aveva chiamato il finanziere Emilio Gnutti - a cena col Cavaliere - per dargli la «buona notizia».


Le ultime lacune sui rapporti tra politica e finanza sull’asse Lodi-Bologna, dunque, potrebbero essere colmate attraverso la trascrizione e l’acquisizione delle numerose intercettazioni telefoniche. Per procedere, la Procura di Milano chiederà il parere favorevole delle Camere. Uniche eccezioni coloro che - usciti sconfitti dalle urne delle ultime elezioni - non possono più godere dell’immunità parlamentare.

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