Usa, ucciso in chiesa a colpi di pistola il medico degli aborti

George Tiller era già stato oggetto di attentati da parte di fanatici pro-vita. Obama: "Sono sconvolto e offeso"

Usa, ucciso in chiesa a colpi  
di pistola il medico degli aborti

Per molti militanti anti-aborto era il Satana che minacciava la vita. La mano che uccideva il diritto all’esistenza. Ma ieri George Tiller, 67 anni, uno dei pochi ginecologi americani a praticare l’aborto tardivo, è stato assassinato in chiesa mentre la messa domenicale era appena cominciata all’interno della Reformation Lutheran Church di Wichita (Kansas), dove aiutava come sagrestano. Il presunto killer è stato catturato.

Bersaglio lo era da tempo, al centro delle polemiche sul diritto alla vita che infiammano gli Stati Uniti. Perciò non è difficile ipotizzare che all’origine del gesto ci siano la storia e la controversa battaglia di Tiller, per nulla nuovo ad attacchi verbali e minacce da parte degli antiabortisti più fanatici. Il desiderio di vendetta, la voglia incontenibile di applicare la legge del contrappasso su un medico che dell’aborto aveva fatto una battaglia personale, pare abbiano mosso il suo killer: un uomo di razza bianca di circa 50 anni che ha sparato nell’atrio della chiesa - erano le 10 del mattino - per poi dileguarsi al volante di una Taurus azzurra e scatenare la caccia di polizia e Fbi.

Il presidente americano Barack Obama si è dichiarato «sconvolto e offeso» per la morte del medico: «È stato ucciso «mentre partecipava ad una funzione religiosa: per quanto profonde possano essere le nostre divergenze come americani su questioni difficili quali l’aborto - ha aggiunto il presidente - non possono essere risolte con efferati atti di violenza». A poche settimane dal discorso conciliante sull’interruzione di gravidanza, tenuto dal presidente all’università di Notre Dame, l’America si trova di fronte al dibattito su una pratica che il medico del Kansas svolgeva anche dopo la ventesima settimana di gravidanza e che aveva scatenato nel 2003 un’inchiesta della magistratura (l’accusa era di praticare aborti tardivi con una procedura illegale) e aveva alimentato le ire di molti pro-life. Per questo Tiller era già finito nel mirino e rimasto vittima di un fallito attentato nel ’93 - anno caldo in cui i medici che praticavano le interruzioni di gravidanza giravano col giubbotto antiproiettile - lo stesso anno in cui un attivista anti-abortista gli sparò alle braccia e 7 anni dopo che una bomba era stata fatta esplodere sul tetto del suo ambulatorio. Mancavano pochi giorni all’assassinio di George Patterson, un collega di Mobile, in Alabama, finito come l’altro medico abortista, David Gunn, ucciso a colpi di pistola davanti alla sua clinica di Pensacola, in Florida.

In Kansas la legge autorizza gli aborti tardivi solo se due medici indipendenti certificano che la procedura serva a salvare la vita della donna o a prevenire «danni sostanziali e irreversibili» alla madre. Tiller era finito nella bufera con l’accusa di aver comprato i pareri dei colleghi ma era poi stato assolto.
Immediata è stata la corsa delle associazioni pro-life a prendere le distanze dall’accaduto. Il portavoce di Priests for Life ha condannato duramente l’assassinio: «Quale che siano stati i motivi, la violenza non deve essere mai ammessa».

Gli ha fatto eco un’altra organizzazione anti abortista, il gruppo Operation Rescue, che stigmatizza il folle gesto e ci tiene a non essere associata a una campagna di odio: «Siamo scioccati dalla notizia dell’uccisione del signor Tiller. Denunciamo l’atto codardo di questa mattina (ieri, ndr)».

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