Da usciere comunale a bandito: tenta rapina e uccide imprenditore

Sollecito, accusato da una traccia sul reggiseno della vittima, si dice innocente: «Forse uno scambio di indumenti tra Amanda e Meredith»

da Roma

Era pluripregiudicato ma aveva ottenuto ugualmente un posto da usciere presso un assessorato del Comune di Viterbo. Una possibilità di riscattarsi che probabilmente non gli è bastata. Così ieri Michele Pellecchia, 45 anni, originario di Torre del Greco, è entrato all’interno del Centro di formazione professionale Te.Com. e durante un tentativo di rapina ha ucciso il titolare David Paternollo, 55 anni, di Civitavecchia.
È accaduto ieri mattina, poco dopo le 9. La tragedia si è svolta in una manciata di minuti. Pellecchia ha fatto irruzione nella sede della Te.Com., in via Alessandro Volta, nel quartiere Pilastro di Viterbo. In quel momento all’interno c’era il proprietario, la moglie e un dipendente dell’agenzia, nata negli anni Cinquanta per rappresentare una nota ditta di pc e che nel tempo aveva abbracciato anche il campo informatico e quello della formazione, arrivando a organizzare anche corsi di formazione finanziati dalla Regione Lazio e da altri enti pubblici.
Pellecchia, che ha alle spalle un curriculum criminale di tutto rispetto, armato di pistola 7,65, ha intimato alla moglie del proprietario di aprire la cassaforte e consegnargli il contenuto. Nella stanza attigua c’era Paternollo e un collaboratore che hanno sentito tutto e sono intervenuti per aiutare la donna. La vittima, armata di taglierino da tavolo, si è scagliata contro il bandito, ferendolo all’avambraccio destro. Ma il tentativo di reazione è durato un istante. Durante la colluttazione un colpo ha raggiunto Paternollo all’addome, trapassandogli il cuore. L’imprenditore è caduto a terra moribondo, mentre Pellecchia è fuggito a bordo di un’utilitaria. Il proprietario della Te.Com. è stato immediatamente soccorso e trasportato all’ospedale Belcolle di Viterbo, ma ha smesso di respirare pochi minuti dopo il ricovero. Il rapinatore, invece, come racconterà più tardi il vice questore vicario Vincenzo Cianchella è stato rintracciato una manciata di minuti dopo, mentre percorreva a piedi via Valle Piatta, una stradina del centro storico di Viterbo. Pellecchia ha tentato di scappare su una vecchia utilitaria, ma è stato bloccato dai poliziotti dopo un lungo inseguimento. Medicato nel pronto soccorso dell’ospedale Belcolle, dove gli sono stati applicati quattro punti di sutura all’avambraccio destro, è stato portato in Questura per l’interrogatorio. Il pm Paola Conti, successivamente, ha anche ascoltato la moglie e il figlio della vittima come testimoni.
In tarda mattinata gli agenti della scientifica hanno accertato che i colpi di pistola esplosi nella sede della Te.Com. sono stati ben quattro, solo uno dei quali è andato a segno. Ma purtroppo in modo letale.
Il malvivente, che ha alle spalle un consistente fascicolo di precedenti, è sospettato di aver compiuto altre rapine, tra le quali due subite da una tabaccheria in via Monte Bianco, sempre a Viterbo. Pellecchia, circa un anno fa, era stato arrestato dalla polizia per aver fatto da «palo» in una colpo a Grosseto. Poco dopo, uscito di prigione, è stato assunto per chiamata diretta attraverso l’ufficio di collocamento, ottenendo un regolare lavoro come usciere dell’assessorato ai servizi sociali del Comune di Viterbo. Ma il «primo amore», probabilmente, non si scorda mai.

Ora è rinchiuso nuovamente nel carcere di Mammagialla e dovrà rispondere di tentata rapina e omicidio volontario. Sembra anche che a causa delle sue condizioni psichiche fosse in cura presso il centro d’igiene mentale di Viterbo

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