
«A me il Festival sarebbe piaciuto farlo da cantante. Giuro. Anzi se Carlo insiste molto, magari mi lancio in qualche assolo...».
Scherza ma non troppo Gerry Scotti che martedì tiene a battesimo il settantacinquesimo Festival di Sanremo nel ruolo di co-conduttore insieme ad Antonella Clerici a fianco del capitano Carlo Conti. Del resto, prima di diventare lo zio Gerry di Canale 5, è cresciuto a pane e radio, la musica gli scorre nel sangue e ora si diverte a giocare con l'Ai sui canti natalizi negli album Gerry Christmas.
E se Conti le passasse il microfono, cosa intonerebbe?
«Il brano più bello di Zucchero, Diamante... Passare insieme soldati e spose: versi miracolosi che ci dicono che val la pena stare al mondo e ascoltare la musica».
Intanto, però, facciamo partire la gara di quest'anno. Cosa si augura?
«Che sia il Festival della serenità, Sanremo è quasi una festa da calendario, una liturgia, ma c'è tanto bisogno di festa. Per questo Carlo ha convocato me e Antonella. E mi fa tanto piacere trovare sul palco Jovanotti tornato in forma».
Le premesse però sono altre: a tener banco sono i rap indagati che si ritirano (Emis Killa), che usano linguaggi bollati come misogini (Tony Effe) o che fanno scalpore per le liti con le ex mogli (Fedez).
«Solite polemiche puntuali da Festival. Però, a proposito di Emis Killa, voglio dire che, in un momento in cui nessuno a tutti i livelli ha il coraggio di tirarsi indietro, è importante vederlo fare da un irriverente rapper pieno di tatuaggi: vuol dire che ha cervello. Meglio fare un passo indietro che un passo avanti e cadere dal palco...».
Lei, che ha vissuto nelle radio, ha visto passare generazioni di cantanti maledetti, ribelli o presunti tali.
«Eh sì, ma bisogna distinguere tra le varie epoche. Ricordiamoci che all'inizio pure i Beatles - e ho detto i Beatles, non i Rolling Stones - erano mal digeriti. Quando arrivò il punk anche noi, nella nostra bambagia delle canzonette melodiche, facevamo fatica a capire quella musica delle periferie disagiate londinesi che veniva vomitata sul palco. E ricordiamoci che il prototipo di quella generazione, Iggy Pop, scrisse China Girl, forse la più tenera e delicata canzone d'amore di David Bowie».
É cambiato il modo di esprimere la rabbia nei cantanti di oggi?
«La musica è forse il principale modo di far conoscere agli altri una condizione di vita diversa. I nostri ragazzi delle periferie, attraverso il rap, hanno voglia di comunicare i loro disagi sociali. Bisogna ascoltarli... Ricordate quanto ci ha stupiti Brividi di Mahmood e Blanco: penso che sia stata la più bella canzone italiana degli ultimi dieci anni. C'è sempre un diamante da scoprire...».
E lei ci parla con questi ragazzacci...
«Ne conosco alcuni. Quando li incontro mi abbracciano e mi dicono Ciao, bella zio da piccolo ti vedevo sempre in tv e magari hanno appena finito di scrivere parole orrende».
Per avvicinare i giovani si è lanciato nei social..
«Ho cavalcato per una trentina d'anni la tv privata, ora temevo di restare sconosciuto alla nuova generazione, allora sono andato io incontro a loro. Grazie anche all'aiuto di mio figlio che mi dirige in questo percorso. Per me è stato come un flacone di vitamine».
Non è facile crescere nel mondo virtuale di oggi
«Purtroppo i ragazzi poggiano su fondamenta molto fragili, sul vacuo che gli abbiamo lasciato noi figli della Milano da bere: abbiamo un bel po' di colpa nei loro confronti. Come nonno (di Virginia, quattro anni, e di Pietro di due Ndr) sono preoccupato: spero solo che l'Ai resti un aiuto e non un dominio delle vite».
Tornando al Festival, qual è la canzone del suo cuore?
«Da piccolo lo guardavo con mia madre, perché mio padre lavorava di notte nelle tipografie. Se devo scegliere una canzone, dico Zingara di Iva Zanicchi che è una mia amica».
Non teme una fuga di spettatori da Canale 5 per vederla al Festival?
«Ma no, in quella settimana non c'è concorrenza con Mediaset. Altrimenti non avrei avuto il via libera dal mio editore. Chi vuole mi guarda. E poi torno subito indietro: sto già preparando la nuova edizione de Lo Show dei record».
Le piacerebbe in futuro presentare lei Sanremo?
«Troppe cose da fare su
Canale 5... Magari quando sarò in pensione: verso i 75/78 anni Del resto (scherza) conosco già l'elenco dei prossimi conduttori: Bonolis, De Martino, poi tocca a una donna, e poi a me... Magari intanto ci torno in gara...».
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