L'allarme di Mosca: "Le benedizioni gay minacciano il capolavoro diplomatico del Papa"

Otto anni dopo l'abbraccio di Cuba, Fiducia supplicans può allontanare Kirill da Francesco. Lo ammette uno dei più importanti esponenti del Patriarcato

L'allarme di Mosca: "Le benedizioni gay minacciano il capolavoro diplomatico del Papa"

La data del 12 febbraio 2016 è entrata di diritto nella storia dell'ecumenismo: quel giorno, infatti, a 962 anni di distanza dallo scisma che divise la cristianità tra est ed ovest, avvenne il primo incontro tra un papa della Chiesa cattolica e un patriarca di Mosca. Un capolavoro diplomatico di Francesco che riuscì laddove fallì Giovanni Paolo II e non fece in tempo Benedetto XVI. Quasi otto anni dopo, quell'abbraccio nell'aeroporto di Cuba sembra un ricordo lontano. Non c'entra la guerra in Ucraina che ha visto il Papa - al di là di alcune dichiarazioni mal digerite da Mosca come quella su Kirill definito "chierichetto di Putin" - prendere una posizione scomoda in Occidente, volendo tenere aperta la porta del dialogo con la Russia anche nei momenti di maggiori tensioni. Ad allontare Mosca da Roma, infatti, è la dichiarazione del dicastero per la dottrina della fede Fiducia supplicans che ammette per la prima volta la possibilità di benedire le coppie di fatto e arcobaleno.

La bocciatura dell'uomo del dialogo

Tra le numerose reazioni contrarie alla pubblicazione di Fiducia supplicans, ce n'è stata una che potrebbe addolorare in modo particolare Francesco che si è trovato a sottoscrivere ex audientia il documento fortemente voluto dal cardinale prefetto Víctor Manuel Fernández. Non proviene da una conferenza episcopale o da un vescovo cattolico, ma da un altissimo dignitario della Chiesa ortodossa russa: Hilarion Alfeyev. Il metropolita russo, dal 2022 a Budapest, non è un prelato qualunque perché nel suo curriculum può vantare una lunghissima esperienza da capo del dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca. Lui è stato l'uomo del dialogo privilegiato con Roma ed uno degli artefici principali dell'incontro di Cuba nel 2016. In un'intervista concessa a Rod Dreher sul canale YouTube Jesus Portal, Hilarion è stato chiaro sul documento del dicastero per la dottrina della fede affermando che "se rimaniamo realisti, non possiamo più sperare in una futura unità tra ortodossi e cattolici. Tali misure ovviamente non ci avvicineranno, ma creeranno nuove linee di separazione". Al contrario della presentazione che il cardinale Fernández ne ha fatto, il metropolita ha dimostrato di non credere che le implicazioni della dichiarazione non rompano con la tradizione della Chiesa cattolica. “Questa è davvero una rivoluzione, un grande cambiamento - ha commentato - e personalmente penso che sia un cambiamento molto sfortunato perché è una trappola e una scappatoia. Dà l’opportunità a quei sacerdoti che vogliono benedire le coppie omosessuali di farlo". Il giudizio sul documento affidato a Dreher è senza equivoci: l'ecclesiastico russo lo ha definito "ingannevole" e "pericoloso" non nascondendo la sua delusione nei confronti Chiesa cattolica che fino ad oggi veniva considerata dagli ortodossi russi come "un faro del cristianesimo tradizionale".

Dialogo ecumenico in pericolo?

Le parole di Hilarion potrebbero essere particolarmente amare per il Papa che stima moltissimo il metropolita. Lo ha dimostrato incontrandolo numerosissime volte in questi undici anni, anche dopo la sua rimozione da "ministro degli esteri" del Patriarcato di Mosca al punto da riceverlo in nunziatura a Budapest nel corso della sua visita apostolica in Ungheria di aprile per parlare della missione di pace in Ucraina. Lo ha poi elogiato nella conferenza stampa sul volo di ritorno, definendolo "una persona che rispetto tanto" e "con la quale si può parlare". Francesco, inoltre, tiene moltissimo alla possibilità di realizzare nel suo pontificato un bis dell'incontro di Cuba, saltato a causa della guerra in Ucraina quando era già programmato a Gerusalemme. Il Papa aveva sperato nel VII Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali del settembre 2022, in Kazakistan ma anche in quel caso Kirill aveva preferito tirarsi indietro.

L'ostacolo

L'iniziativa del cardinal Fernández sulle benedizioni arcobaleno, oltre a provocare una levata di scudi tra gli episcopati cattolici, non aiuta il Pontefice a concretizzare questo progetto che rafforzerebbe il successo ecumenico da lui raggiunto nel 2016 ed appannato con lo scoppio della guerra in Ucraina. Alla lunga, quindi Fiducia supplicans può ostacolare il dialogo tra la Chiesa di Roma e quella di Mosca. Basta leggere la Dichiarazione comune firmata dai due leader religiosi nell'aeroporto di Cuba per capire come il via libera alla benedizione di coppie formate dallo stesso sesso, al di là della precisazione teorica di non confonderle con il matrimonio, può essere recepito dal Patriarcato come un passo indietro di Roma. Parlando della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, vi si legge: "Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica". Fiducia supplicans si preoccupa di puntualizzare che non vanno confuse queste unioni con il matrimonio, ma diversi vescovi - come quelli tedeschi - hanno già dimostrato di voler applicare quest'apertura in senso largo. Kirill, considerato a lungo il più filo-romano degli ortodossi russi, era convinto che "oggi la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa sono le uniche naturalmente alleate". Le parole di Hilarion fanno temere che da parte del Patriarcato di Mosca questa convinzione possa venire compromessa dalla "rivoluzione" - così chiamata dal metropolita - fortemente voluta da Fernández.

Finora, anche di fronte alle proteste di vescovi e conferenze episcopali cattoliche, il Papa ha dato l'idea di assecondare il suo prefetto sulle benedizioni arcobaleno ma il deterioramento del dialogo ecumenico col Patriarcato di Mosca, un terreno su cui Francesco ha registrato il successo più importante del suo pontificato quasi otto anni fa, potrebbe diventare un conto troppo salato da pagare per chi ha messo l'ecumenismo al centro della sua agenda sin dal 2013.

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