Il Papa dopo i dubia: "La Chiesa deve essere purificata". E chiede porte aperte

Francesco apre il Sinodo e ricorda che "non è un raduno politico". Poi critica i "rigidi", invocando povertà ed ospitalità

Il Papa dopo i dubia: "La Chiesa deve essere purificata". E chiede porte aperte
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Quella di oggi è la giornata d'apertura dell'atteso Sinodo sulla sinodalità. Questa mattina il Papa ha celebrato la messa con il collegio cardinalizio sul sagrato della basilica di san Pietro. Nell'omelia, Francesco ha dettato la sua linea ai padri sinodali ed è tornato a ripetere che il Sinodo non è un Parlamento. In alcuni passaggi del Pontefice c'è chi potrebbe leggere una risposta indiretta alle polemiche di questi giorni successive alla pubblicazione dei dubia di cinque cardinali (Brandmuller, Burke, Sandoval, Sarah e Zen) su temi che saranno discussi nell'assemblea inaugurata oggi.

L'omelia del Papa

In questi mesi, proprio nella fase di passaggio di consegne dall'ex prefetto Luis Francisco Ladaria Ferrer al neoprefetto Víctor Manuel Fernández, il dicastero per la dottrina della fede ha avuto un bel da fare a rispondere alle richieste di chiarimenti arrivate da diversi cardinali. Non solo i cinque firmatari dei dubia pubblicati in anteprima anche da IlGiornale.it e relativi a benedizioni delle coppie omosessuali, struttura del Sinodo, assoluzione e ordinazione femminile, ma anche quelli dell'arcivescovo emerito di Praga, il cardinale Dominik Duka, a nome della conferenza episcopale ceca a proposito della comunione ai divorziati risposati. Nell'aprire il Sinodo, Francesco ha presentato la sua visione di Chiesa facendo appello al suo Fondatore: "Lo sguardo benedicente e accogliente di Gesù - ha detto - ci impedisce di cadere in alcune tentazioni pericolose: di essere una Chiesa rigida, una dogana, che si arma contro il mondo e guarda all'indietro". Tentazione opposta, a suo dire, è quella di "una Chiesa tiepida, che si arrende alle mode del mondo; di essere una Chiesa stanca, ripiegata su sè stessa". Inoltre, ha voluto pronunciare un ammonimento sul fatto che il Sinodo "non è un raduno politico" e quindi non richieda "strategie umane, calcoli politici o battaglie ideologiche".

Analogie con la risposta ai (primi) dubia

Nell'omelia odierna del Papa potrebbero essere colte alcune analogie con le risposte da lui inviate a Brandmuller, Burke, Sandoval, Sarah e Zen lo scorso 11 luglio in replica ai primi quesiti inviati il giorno precedente. I dubia sono stati riformulati più tardi e reinviati a Santa Marta il 21 agosto, ma il Papa deve aver ritenuto sufficiente la risposta fornita alla prima versione e che lunedì è stata pubblicata anche dal dicastero per la dottrina della fede. Nella messa di oggi, Francesco ha parlato di una "Chiesa ospitale" che sia tale in "un tempo complesso come il nostro" in cui "emergono sfide culturali e pastorali nuove, che richiedono un atteggiamento interiore cordiale e gentile, per poterci confrontare senza paura". Parole che richiamano quanto scritto dal Papa ai cinque cardinali a proposito dei cambiamenti culturali e delle nuove sfide della storia così come la sottolineatura sulla necessità di non poter "essere giudici che solo negano, respingono, escludono" nella replica al quesito sulle benedizioni arcobaleno. Francesco, inoltre, è tornato a presentare, così come aveva fatto alla Gmg di Lisbona, la disponibilità della "Chiesa delle porte aperte a tutti, tutti, tutti".

A cosa serve il Sinodo?

Nell'omelia, Francesco ha detto anche quali sono i motivi che lo hanno portato a convocare il Sinodo sulla sinodalità. A suo dire, l'assemblea "serve a ricordarci (che) la Madre Chiesa ha sempre bisogno di purificazione, di essere 'riparata'". A braccio, poi, citando l'esempio di san Francesco che per "rivestirsi di Lui (Cristo,ndr), si è spogliato di tutto" e di cui oggi ricorre la solennità, il Papa ha commentato: "com'è difficile questa spoliazione, interiore e anche esteriore, di tutti noi, anche delle istituzioni'".

Un'osservazione che rievoca il primo incontro con la stampa del suo pontificato, quando espresse quest'auspicio: "come vorrei una Chiesa povera per i poveri”. Più di dieci anni dopo, l'ammissione della difficoltà sull'intento di spoliazione sembra far capire che quello della Chiesa povera sia uno degli obiettivi che sente di non aver realizzato.

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