Quelle "bombe" nel Sinodo (che scontenta tutti)

La relazione di sintesi non menziona la comunità Lgbt e fa timide concessioni sul diaconato femminile. La seconda tappa sarà ad ottobre 2024

Quelle "bombe" nel Sinodo (che scontenta tutti)
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"Great cry and little wool", recita un proverbio inglese che è un po' l'equivalente del sardo "molto gregge e poca lana". Questa è la sensazione prevalente alla pubblicazione della relazione di sintesi della prima sessione del Sinodo sulla sinodalità che si è conclusa ufficialmente questa mattina con la messa del Papa in basilica san Pietro. Nel documento non ci sono le aperture incondizionate a donne prete, benedizione delle coppie omosessuali e fine dell'obbligo di celibato che si attendevano le correnti più progressiste della Chiesa, ma non mancano dei riferimenti vaghi che fanno storcere il naso anche a moderati e conservatori.

Diaconato femminile

Non è un caso se, leggendo i risultati delle votazioni sul documento finale approvato, si scopre che il punto su cui si sono registrati più contrari è stato proprio relativo al diaconato femminile inserito nel capitolo sul ruolo delle donne nella Chiesa. "Si prosegua la ricerca teologica e pastorale sull’accesso delle donne al diaconato, giovandosi dei risultati delle commissioni appositamente istituite dal Santo Padre e delle ricerche teologiche, storiche ed esegetiche già effettuate", sentenzia un paragrafo delle proposte approvato con 279 'sì', ma che ha incassato anche 67 voti contrari. Non pochi i 'no' al paragrafo dove, pur riportando la contrarietà di chi teme che quest'apertura sia in discontinuità con la Tradizione, vengono citate le ragioni di ritiene che concedere alle donne l’accesso al diaconato "ripristinerebbe una pratica della Chiesa delle origini" e rappresenterebbe "una risposta appropriata e necessaria ai segni dei tempi, fedele alla Tradizione e capace di trovare eco nel cuore di molti che cercano una rinnovata vitalità ed energia nella Chiesa": 69 contrari, 277 favorevoli. Nel testo compare, approvato, il passaggio dove si sostiene che "una più approfondita riflessione a riguardo consentirà di illuminare anche la questione dell’accesso delle donne al diaconato".

LGBT fuori dal documento

Nonostante sia noto che della questione omosessualità si sia parlato nel corso delle settimane di lavori sinodali, la relazione di sintesi non parla di possibili benedizioni delle coppie omosessuali né più in generale menziona esplicitamente la comunità Lgbt. Una decisione non condivisa da padre James Martin, gesuita noto per il suo sostegno alla causa arcobaleno, che si è detto "deluso ma non sorpreso". Il documento si limita a sostenere che "alcune questioni, come quelle relative all’identità di genere e all’orientamento sessuale, al fine vita, alle situazioni matrimoniali difficili, alle problematiche etiche connesse all’intelligenza artificiale, risultano controverse non solo nella società, ma anche nella Chiesa". Un passaggio che mette insieme eutanasia, divorziati risposati e omosessualità senza dire molto di più e che, infatti, nonostante la delicatezza dell'argomento, ha raccolto soltanto 39 voti contrari.

Nel capitolo successivo intitolato "Per una Chiesa che ascolta e accompagna" c'è stato meno consenso per il paragrafo che "incoraggia il SECAM (Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar) a promuovere un discernimento teologico e pastorale sul tema della poligamia e sull’accompagnamento delle persone in unioni poligamiche che si avvicinano alla fede". La poligamia, bisogna ricordare, era stato uno dei temi affrontati nel Sinodo sulla famiglia del 2014.

Celibato messo in discussione?

Qualche mal di pancia tra alcuni padri sinodali sembra averlo provocato quanto viene affermato a proposito del celibato sacerdotale. Non si rompe l'obbligo del celibato sacerdotale, ma qualche base per scalfirlo potrebbe stata posta laddove si scrive che "alcuni chiedono se la sua convenienza teologica con il ministero presbiterale debba necessariamente tradursi nella Chiesa latina in un obbligo disciplinare, soprattutto dove i contesti ecclesiali e culturali lo rendono più difficile. Si tratta di un tema non nuovo, che richiede di essere ulteriormente ripreso". Qualche anno fa Francesco sembrava averlo chiuso citando una frase inequivocabile di Paolo VI che al cardinale Bernard Alfrink, arcivescovo di Utrecht disse di preferire "dare la vita prima di cambiare la legge del celibato”.

Un altro punto che potrebbe risultare controverso del documento, nel capitolo sull'unità dei cristiani, è quello relativo alla cosiddetta intercomunione nel momento in cui esorta un'ulteriore riflessione "sotto il profilo teologico, canonico e pastorale la questione della ospitalità eucaristica (communicatio in sacris), alla luce del nesso tra comunione sacramentale ed ecclesiale". L'appuntamento col Sinodo ora è ad ottobre 2024 per la seconda sessione.

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